Si tratta di una quadro di Raffaello Sanzio raffigurante la Via Crucis di Gesu Cristo, precisamente la sua seconda caduta seguita dall’incontro con le donne di Gerusalemme: «Figlie di Gerusalemme, non piangete per me, ma piangete per voi stesse e per i vostri figli»(Lc 23,28).
La tavola fu commissionata dal monastero olivetano di Santa Maria dello Spasimo[1] (da cui il nome dell’opera) di Palermo. Dipinta a Roma entro il 1517 (quando venne replicata su un’incisione di Agostino Veneziano) venne inviata per mare, ma la nave subì un viaggio avventuroso, riportato dal Vasari e da Vincenzo Borghini, finendo per naufragare. Le onde portarono la tavola verso le coste nei dintorni di Genova, dove fu “ripescata e tirata in terra, fu veduta essere cosa divina e per questo messa in custodia, essendosi mantenuta illesa e senza macchia o difetto alcuno, percioché sino alla furia de’ venti e l’onde del mare ebbono rispetto alla bellezza di tale opera”.[2] Mentre la fama del ripescaggio miracoloso si spandeva, i siciliani dovettero ricorrere al favore del papa per riaverla: di nuovo imbarcata arrivò finalmente a destinazione a Palermo.[3]
Nel 1661 venne acquistato dal viceré spagnolo del Regno di Sicilia Ferrando de Fonseca per il re Filippo IV, che la volle sull’altare maggiore della cappella del monastero dell’Escorial. Fu a Parigi dal 1813 al 1822, per effetto delle spoliazioni napoleoniche, e in tale occasione si procedette al trasporto su tela, pratica allora consueta in Francia, dopodiché tornò nelle collezioni spagnole.[4]