CONSIDERAZIONI DI MONS. VIGANO SULLA TEMUTA MODIFICA/ABOLIZIONE DEL SUMMORUM PONTIFICUM (1)
UN COMMENTO PRELIMINARE
E’ importante riportare qui il pensiero di Mons. Carlo Maria Vigano’ sul Concilio Vaticano II e sulle sue conseguenze attuali. Non condividiamo peraltro la sua posizione su molti punti importanti, in particolare su chi sia il papa regnante (vedasi in particolare la frase evidenziata con doppi asterischi), nonche’ sulla validita’ dei riti dei sacerdoti che celebrano una cum Bergoglio (risultando pertanto eretici). Che Benedetto XVI sia il Vicario di Cristo non c’e’ dubbio (4). Ma che non possa agire liberamente questo e’ altrettanto certo.
IL TESTO DELL’ARTICOLO DI MONS. VIGANO (1)
“Preghiamo che la Divina Maesta’ ……si possa degnare di illuminare i Sacri Pastori affinche’ desistano [dalle loro intenzioni malvagie, NDR] e davvero promuovano la Messa Tridentina per il bene della Santa Chiesa e per la gloria della Santissima Trinita’.“
In occasione del Simposio Filosofico dedicato alla memoria di Mons. Antonio Livi, tenutosi a Venezia il 30 maggio scorso (qui), ho tentato di identificare gli elementi che costantemente ricorrono nella storia dovuti all’ininterrotto lavorio di inganno del Maligno.
Ho focalizzato la mia analisi sul “Great Reset” e sulla frode della pandemia, mostrando come le ragioni giustificative addotte per le illegittime misure coercitive e le non meno illegittime limitazioni delle liberta’ naturali.
Nello stesso intervento mi sono soffermato sulle responsabilita’ del Concilio Vaticano II (CV2).
Cio’ in quanto quest’ultimo ha realizzato, in un certo senso per il corpo ecclesiale, un vero e proprio “Great Reset”, pianificato come altri eventi storici al fine di rivoluzionare la struttura della societa’.
Anche in questo caso il pretesto per legittimare la riforma liturgica, l’ecumenismo e la parlamentarizzazione dell’autorita’ dei Sacri Pastori non fu fondato sulla buona fede ma sull’inganno e la menzogna, in modo da farci credere che stavamo rinunciando a cose indubbiamente buone – la Messa Apostolica, l’unicita’ della Chiesa come unica Via alla Salvezza, l’immutabilita’ del Magistero e dell’Autorita’ Gerarchica – per il fine di un bene superiore.
Ma come ben sappiamo, non soltanto questo bene superiore non e’ mai apparso (ne’ avrebbe mai potuto accadere [perche’ semplicemente non esiste!, NDR]), ma al contrario il vero intento del Concilio e’ emerso in tutta la sua natura distruttiva e il suo valore sovversivo: le chiese ne risultarono svuotate, i seminari abbandonati, l’autorita’ screditata e pervertita, consentendo sia la tirannia dei malvagi pastori (Wicked Pastors) che la guida inefficace e imbelle dei buoni pastori (Good Ones).
E come anche sappiamo questo Reset, questa rivoluzione devastante, fu dall’inizio malvagia e maligna, sebbene apparentemente rivestita di [ipocrite, NDR] nobili intenzioni per convincere i fedeli e il clero a obbedire.
Nel 2007 Benedetto XVI restauro’ la piena cittadinanza al venerabile Rito Tridentino, ripristinandone la piena legittimita che le era stata abusivamente negata per 50 anni.
[Il Motu Proprio Summorum Pontificum servi’ a questo scopo (2)].
In realta’, tuttavia, la lettera del Motu Proprio e l’attuazione dei relativi documenti di implementazione non sono mai stati completamente applicati.
Ne segue che sia i fedeli che il clero che celebrano il Rito Apostolico devono sottostare tuttora all’approvazione del loro vescovo. Cio’ in violazione del dettato dell‘Indulto del precedente Motu Proprio di Giovanni Paolo II, Ecclesia Dei.
L’anno scorso la Santa Sede, esibendo il tipico comportamento dei [falsi, NDR] Innovatori ha inviato un questionario a tutte le diocesi del mondo in cui queste ultime venivano richieste di fornire informazioni sull’implementazione del Motu Proprio di Benedetto XVI (qui). Il modo in cui le domande relative erano poste tradiva ancora una volta un secondo scopo. Le risposte [pervenute da parte degli ordinari, i preti e vescovi al di fuori del Vaticano, NDR] infatti erano intese al fine di creare la base di una apparente legittimazione per imporre limitazioni al Motu Proprio, se non la sua totale eliminazione.
**Certamente se l’autore del Motu Proprio [ovvero PPPBXVI] fosse tuttora regnante (**) sul trono di Pietro questo questionario avrebbe avuto l’effetto di rammentare ai vescovi che i sacerdoti non debbano affatto chiedere il permesso di celebrare la messa nel rito antico e nemmeno [a maggior ragione] che possano essere rimossi dal loro ministero se lo fanno.**
Ma le reali intenzioni di coloro [i vertici del Vaticano, ovvero gli Innovatori NDR] che hanno voluto consultare gli ordinari non sembrano risiedere nella salus animarum quanto piuttosto in una sorta di odio teologico [che molti falsi pastori sanno ben esprimere NDR] contro un rito che esprime con adamantina chiarezza l’immutabile Fede della Santa Chiesa e che per questo e’ cosi alieno alla ecclesiologia conciliare, la sua neo-liturgia e la sua neo-dottrina che presuppone e diffonde.
Non c’e nulla di piu’ opposto al cosiddetto magisterium del CV2 che la liturgia tridentina: ogni preghiera, ogni pericope (come i liturgisti direbbero) costituisce un affronto vero e proprio alle orecchie delicate degli Innovatori, ogni cerimonia un’offesa ai loro occhi sensibili.
COMMENTO (3): L’APOSTASIA FINALE “CAUSA ERETICORUM”
L’eventuale limitazione o addirittura cancellazione del Motu Proprio sarebbe gravissima!
Si tratterebbe con ogni evidenza di una ulteriore, e gravissima, APOSTASIA “causa ereticorum”, causata dagli eretici nel loro tentativo di cancellare la Santa Chiesa!
Quindi una vera e propria apostasia finale della falsa chiesa!
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