Fonte: ECCLESIA, 07-08-2019
Oggi, 7 agosto, è il giorno prescelto da Dio Padre per avere una festa liturgica a Lui dedicata, come l’Onnipotente rivelò nel 1932 a una giovane religiosa italiana di provate virtù, suor Eugenia Ravasio (1). Un culto speciale, dunque, con il fine di essere conosciuto, amato e onorato, di essere chiamato con il «dolce nome di Padre» e di condurre i Suoi figli a salvezza. Grandi le grazie promesse dal Padre celeste a chi diffonderà questa Sua Volontà.
Oggi, 7 agosto, è il giorno prescelto da Dio Padre per avere una festa liturgica a Lui dedicata, come l’Onnipotente rivelò nel 1932 a una giovane religiosa italiana di provate virtù, suor Eugenia Elisabetta Ravasio (1907-1990), a cui chiese di diffondere il Suo messaggio con il fine di essere conosciuto, amato e onorato, esprimendo il grande desiderio di essere chiamato Padre. In alternativa al giorno 7 il Creatore – nella specifica parte del messaggio rivolta al Papa – indicò come altra possibile data la prima domenica di agosto. Comunque, questo giorno di festa (tuttora mancante), per la quale chiese una Messa e un ufficio proprio, dovrà essere «consacrato ad onorarMi in modo tutto particolare sotto il nome di Padre dell’umanità tutta intera».
L’INCHIESTA DELLA DIOCESI
Le rivelazioni ricevute da suor Eugenia sono state riconosciute come autentiche dalla Chiesa nella persona di monsignor Alexandre Caillot, vescovo di Grenoble, diocesi in cui la religiosa operava all’epoca del messaggio consegnatole dal Padre celeste. Il giudizio di monsignor Caillot arrivò al termine di un’inchiesta diocesana, da lui avviata nel 1935 e durata 10 anni, che coinvolse teologi e medici, compreso uno psichiatra.
Oltre ad attestare l’obbedienza, la pazienza e la pietà di suor Eugenia, che affrontò docilmente ogni prova, l’inchiesta ha stabilito che «una festa liturgica in onore del Padre ben si collocherebbe nella linea di tutto il culto cattolico, conforme al movimento tradizionale della preghiera cattolica, che è un’ascensione verso il Padre, mediante il Figlio, nello Spirito […]. È strano che non esista nessuna festa speciale in onore del Padre: la Trinità è onorata come tale, il Verbo e lo Spirito Santo sono onorati nella loro missione e nelle loro manifestazioni esteriori, solo il Padre non ha una festa propria, che attirerebbe l’attenzione del popolo cristiano sulla sua Persona».
Il 13 marzo 1989, il libretto contenente il messaggio di Dio a suor Eugenia ricevette l’imprimatur di monsignor Pietro Canisio van Lierde, allora vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano.
DIO PADRE SI MANIFESTA A SUOR EUGENIA
Il giorno d’inizio di questa straordinaria teofania, preceduta da un lungo periodo di preparazione per suor Eugenia, fu l’1 luglio 1932, festa del Preziosissimo Sangue di Gesù. Il Padre le apparve accompagnato da canti angelici e da un corteo di cherubini e serafini, che poi scomparvero lasciando soli la prima Persona della Santissima Trinità e quella sua figlia prediletta. «Guarda, Io depongo la mia corona e tutta la mia gloria, per prendere l’atteggiamento di un uomo comune!», le disse il Padre eterno, che quindi «prese il globo del mondo sul Suo cuore, sostenendolo con la mano sinistra. Sul Suo arrivo – scrive la suora – sull’atteggiamento che si degnò assumere e sul Suo Amore non posso dire che qualche parola! Nella mia ignoranza non ho parole per esprimere ciò che Egli mi fece capire».
Come primo motivo della Sua venuta, il Padre comunicò di voler «bandire il timore eccessivo che le mie creature hanno di Me e per far loro capire che la mia gioia consiste nell’essere conosciuto ed amato dai miei figli». Lamentando che il suo Amore di Padre è stato dimenticato dagli uomini («eppure vi amo così teneramente!»), l’Onnipotente ripercorse in presenza di suor Eugenia alcune delle principali tappe della storia della salvezza fino all’Incarnazione del Verbo. Spiegando che ci sono due grandi vie attraverso cui Lui viene tra noi: la Croce e l’Eucaristia. «La CROCE è la mia via per scendere tra i miei figli, perché è per mezzo suo che vi ho fatto redimere da mio Figlio. E, per voi, la Croce è la via per salire a mio Figlio e da mio Figlio fino a Me. Senza di essa non potreste mai venire, perché l’uomo, con il peccato, ha attirato su di sé il castigo della separazione da Dio. Nell’EUCARISTIA io dimoro tra voi come un padre nella sua famiglia. Ho voluto che mio Figlio istituisse l’Eucaristia per fare di ogni tabernacolo il serbatoio delle mie Grazie, delle mie Ricchezze e del mio Amore».
Come già aveva spiegato Gesù nella pienezza dei tempi, chi onora il Figlio onora il Padre, «poiché Io dimoro nel Figlio mio! Dunque tutto ciò che è gloria per Lui, lo è anche per Me! Ma Io vorrei vedere l’uomo onorare il Padre suo ed il suo Creatore con un culto speciale. Più onorerete Me, più onorerete mio Figlio». Se questo culto speciale fosse cominciato «fin dalla Chiesa primitiva» si sarebbero salvate moltissime anime in più e «dopo venti secoli sarebbero rimasti pochi uomini viventi nell’idolatria, nel paganesimo e in tante false e cattive sette, nelle quali l’uomo corre ad occhi chiusi a gettarsi negli abissi del fuoco eterno!». In tutto questo tempo il demonio, che ha ostacolato direttamente la stessa suor Eugenia, ha agito per ritardare la diffusione del culto particolare di Dio Padre, seminando confusione. Ma come ha garantito il Creatore, «la mia ora è giunta! Bisogna che io sia conosciuto, amato ed onorato dagli uomini».
«CHIAMATEMI PADRE»
A tal fine Dio ha chiesto di essere chiamato, con filiale confidenza, «con questo dolce nome di Padre», così da conoscere fin dalla vita terrena «l’amore e la fiducia che faranno la vostra felicità nell’eternità». E bisogna che questa confidenza, fatta di «un vero spirito di familiarità e di delicatezza nello stesso tempo», siano innanzitutto i genitori a trasmetterla ai propri bambini insegnando loro a rivolgersi al Padre infinitamente buono e misericordioso, in modo da potersi stabilire «in ogni famiglia come nel Mio dominio», elargirle tutta l’abbondanza delle sue Grazie e tenere lontano il Maligno dalla gioventù.
Una parte consistente del messaggio di Dio Padre è rivolta al clero, che ha il compito di istituire il giorno di festa ed è chiamato a impegnarsi a diffondere ovunque questo culto. «Desidero che il clero Mi faccia entrare in tutte le famiglie, negli ospedali, anche nei laboratori ed officine, nelle caserme, nelle sale ove i ministri delle nazioni prendono decisioni, infine ovunque si trovino le Mie creature, anche se ce ne fosse soltanto una!». A tutti i fedeli ha chiesto esercizi di pietà in Suo onore; e ai sacerdoti, in particolare, ha indicato di andare missionari in tutte le nazioni per annunciare il Suo Amore di Padre e di cercare nelle Sacre Scritture «ciò che ho detto in altri tempi» a proposito del culto che desidera ricevere dai Suoi figli.
UN’IMMAGINE DA DIFFONDERE
Come segno tangibile della Sua presenza invisibile, il Padre celeste ha chiesto che venga diffusa ed esposta un’immagine, che non sia come «quel terribile vecchio che gli uomini rappresentano nelle loro immagini…», ricordando di essere coeterno al Figlio e allo Spirito Santo, «né più giovane, né più vecchio».
Al riguardo, suor Eugenia aveva incaricato un pittore di dipingere il Padre come l’aveva visto lei: capelli neri e lunghi, occhi scuri e senza barba, con lo scettro e la corona ai Suoi piedi. Barba che fu poi costretta ad aggiungere per l’insistenza di ambienti ecclesiastici. Ad ogni modo quel dipinto, esposto in origine in una chiesa di Grenoble, fu fatto scomparire negli anni della persecuzione che suor Eugenia dovette patire, assistendo alla distruzione dei suoi scritti e delle immaginette che intanto aveva fatto diffondere. Una sua vecchia stampa, recuperata grazie al lavoro dell’Armata Bianca della Madonna (un’associazione ecclesiale che ha come fine di consacrare i bambini al Padre, attraverso Maria Santissima), è stata poi tradotta nell’arte delle icone da Lia Galdiolo e quindi diffusa soprattutto nei Paesi dell’Est.
LA PIÙ GRANDE GIOIA DI DIO
Tornando ai messaggi, il Padre ha rivelato che l’amore che nutre per la Sua creatura prediletta è così grande che «Io non provo nessuna gioia pari a quella di essere tra gli uomini» e al tempo stesso l’uomo non potrà mai trovare la felicità vera, né in terra né tantomeno se dovesse perdersi eternamente, se non volgerà il suo cuore al Creatore, cioè il fine per il quale è stato creato. Perciò desidera che tutti i suoi figli, da chi per quanto imperfettamente lo ama già a coloro che si sono allontanati da Lui cadendo nel peccato mortale, guardino a Lui come si guarda insieme a un Padre, a un Amico e a un Confidente, a cui parlare in ogni circostanza e per qualsiasi bisogno. «È il tempo delle grazie, previsto ed atteso da tutta l’eternità».
Insuperabile in generosità, il Padre buono ha promesso grandi grazie a chi si adopererà per diffondere questo tanto desiderato culto. «… a voi che lavorerete per la mia Gloria e che vi impegnerete a farMi conoscere, onorare ed amare, assicuro che la vostra ricompensa sarà grande, poiché conterò tutto, anche il minimo sforzo che farete e vi renderò tutto al centuplo nell’eternità».
Per saperne di più:
Il Padre parla ai suoi figli (Fede&Cultura)
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