LA STORIA DELLA PALA DEL TIZIANO
Nel 1516 il priore del convento francescano dei Frari, padre Germano, commissionò una nuova pala a Tiziano per l’altare maggiore, la più importante, per dimensioni e prestigio, commissione religiosa ufficiale finora ricevuta dall’artista. Il 20 marzo 1518, come ricorda il Sanudo, l’opera fu solennemente inaugurata, collocandola in una monumentale edicola marmorea appositamente costruita. Non è un caso che l’anno della commissione fosse lo stesso della scomparsa di Giovanni Bellini, fino ad allora pittore ufficiale della Serenissima.
Lo stile [del quadro] appare in parte simile a quello di Michelangelo, ovvero corposo, quasi muscolare, e dinamico ma anche intenso e mistico nelle figure della Madonna e Dio Padre. Peraltro con qualche “licenza poetica”: lo sguardo delle Madonna non appare fisso nel volto di Dio Padre, come al contrario ci si aspetterebbe. Le anime degli eletti assistono invece restando in uno sfondo indistinto, quasi un orizzonte trascendente di cui Dio Padre e’ il centro. Curiosamente, invece, in stile quasi barocco appaiono gli angeli, tutti trasformati in putti (simbolo dell’innocenza), al contrario di Michelangelo che seppe rappresentare agli angeli anche come adulti.
Ben diverso comunque il suo dallo stile statico e ieratico tipico pittura sacra veneziana dell’epoca impersonato da ultimo da Giovanni Bellini (detto Zuane Belin in lingua veneta), pittore veneziano famossisimo all’epoca e scomparso proprio nel 1516 (l’anno in cui al Tiziano venne commissionata la pala in questione). Il cambiamento fu di una tale portata che i committenti rimasero sconcertati. I frati stavano infatti per rifiutarla, se non fosse stato per l’ambasciatore austriaco, emissario dell’imperatore Carlo V, che si offrì di acquistarla, riconoscendone e facendone riconoscere quindi il valore. Creò scandalo tra i pittori della Laguna, che faticarono ad accogliere il decisivo passo in avanti rispetto alla quieta e pacata tradizione precedente. A tal proposito scrisse Ludovico Dolce (nel suo Dialogo della pittura del 1557): «i pittori goffi e lo sciocco volgo, che insino allora non avevano veduto altro che le cose morte e fredde di Giovanni Bellini, di Gentile e del Vivarino, ecc., le quali erano senza movimento e senza rilievo, dicevano della detta tavola un gran male» (ibid). Raffreddatasi poi l’invidia, si iniziò a riconoscere il capolavoro per il suo valore, in cui confluivano «la grandezza e terribilità di Michelangelo, la piacevolezza e venustà di Raffaello e il colorito proprio della natura» (ibid).
Nel risultato finale della sua opera Tiziano sembrerebbe (ma si tratta di interpretazioni dubbie se non addirittura capziose) aver inserito anche molteplici livelli di lettura. Un breve (e fantasioso elenco) includerebbe addirittura: 1) la celebrazione del patriziato veneziano, finanziatore della pala (sic!), 2) la manifestazione degli indirizzi teologici dei Francescani, legati al tema dell’Immacolata Concezione, 3) risvolti politici (sic!), con il trionfo mariano leggibile come (addirittura!) 4) la vittoria di Venezia contro la lega di Cambrai, conclusasi con il trattato di Noyon del 1516 e il riottenimento di tutti i territori sulla terraferma.
Riguardo al punto 2) va detto che il cosiddetto “indirizzo teologico dei Francescani” (1), e’ oggigiorno nient’altro che il Depositum Fidei della Chiesa, ovvero dell’intero “corpus” dei Dogmi Mariani e della tradizione della Chiesa Cattolica, quindi universale!
Cio’, va detto, con particolare riferimento all’ultimo Dogma il IV dovuto al grande papa Pio XII.
Definizione e proclamazione del Dogma dell’Assunzione di Maria
Il dogma cattolico in questione è stato infatti proclamato [da papa Pio XII] il 1º novembre 1950, anno santo, attraverso la costituzione apostolica Munificentissimus Deus. Si tratta dell’unico dogma proclamato da un Papa nel XX secolo. Questo è il passaggio finale del documento, con la solenne definizione dogmatica:
«Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la chiesa, per l’autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo.
Perciò, se alcuno, che Dio non voglia, osasse negare o porre in dubbio volontariamente ciò che da Noi è stato definito, sappia che è venuto meno alla fede divina e cattolica.» (Munificentissimus Deus)
CONCLUSIONE: il significato del quadro
Si tratta quindi (semplicemente) del trionfo massimo della Redenzione, nientemeno che il compimento del piano divino per la salvezza dell’uomo, ovvero l’Assunzione di Maria Vergine!
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(1) l’idea di un indirizzo teologico autonomo dell’Ordine Francescano non e’ assurda. Convinto assertore del dogma dell’assunzione della Vergine fu infatti il francescano Sant’Antonio da Padova (Fernando di Buglione, nato a Lisbona il 15 agosto 1195 e morto a Padova il 13 giugno 1243) che venne definito da papa Gregorio IX “arca del Testamento“. Si racconta che le sue prediche furono tenute davanti ad una folla cosmopolita e che ognuno lo sentì parlare nella propria lingua.