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LA RICERCA DELLA VERA FEDE - THE SEARCH OF TRUE FAITH

LA MASSONERIA II

Il massone Andrew Michael Ramsay (1686-1743) e la redenzione del Diavolo e dei dannati di Padre Paolo M. Siano, Corrispondenza Romana, 10 novembre 2021(*)

In un precedente articolo ho mostrato che l’eresia dell’apocatastasi, ovvero la teoria della redenzione del Diavolo e dei dannati, è coltivata in ambienti esoterici (vedi qui https://www.corrispondenzaromana.it/ambiguita-dellesoterismo-cristiano-prima-parte/) che almeno su questo tema hanno qualche assonanza con ambienti cattolici di tipo progressista. Desidero approfondire l’argomento in riferimento a una figura importante nella storia della Massoneria degli Alti Gradi di Rito Scozzese: il cavaliere Andrew Michael Ramsay.

Nasce ad Ayr in Scozia verso il 1686, figlio di un calvinista e di un’anglicana. Studia a Glasgow e ad Edimburgo. Si avvicina al Quietismo ed incontra l’Arcivescovo di Cambrai Mons. François de Salignac de La Mothe-Fénelon (1651-1715) e poi Madame Guyon (1648-1717), apostola del Quietismo della quale diventa segretario fino alla morte di lei. Ramsay è investito Cavaliere dell’Ordine di San Lazzaro di Gerusalemme. Dopo la morte di Fénelon si trasferisce a Roma dove fa il precettore dei figli di Giacomo III Stuart. Nel 1729 è membro della Royal Society. Il 16 marzo 1730 Ramsay è iniziato massone nella “Horn Tavern Lodge” in Londra. Poi viene affiliato alla prima loggia parigina fondata nel 1725 da massoni inglesi. Secondo tradizione massonica Ramsay avrebbe creato alcuni alti gradi “Scozzesi” ed è perciò ritenuto il “padre” della Massoneria di Rito Scozzese, quella degli Alti Gradicavallereschi e neotemplari.

In un discorso massonico scritto nel 1736, Ramsay spiega (riassumo in corsivo) che: solo agli adepti viene rivelato il significato dei misteri massonici, così come gli antichi orientali, egiziani e greci, nascondevano i loro princìpi in figure, simboli, geroglifici… Le feste di Cerere ad Eleusi, quelle di Minerva ad Atene, quelle di Iside in Egitto, erano logge massoniche del tempo dove si celebravano i misteri massonici… La Massoneria, “scienza misteriosa”, “scienza segreta”, è stata trasmessa dai Patriarchi dell’Antico Israele. Al tempo delle Crociate molti signori e artisti entrarono in Massoneria, si fusero con i Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, poi dopo le Crociate una colonia di adepti lasciò la Palestina e si impiantò in Inghilterra. Da lì, “l’antica scienza” è stata portata in Francia (cf. Luca Levrini 4°, Il discorso di Epernay del Cavaliere Ramsay, 28 maggio 2013, in http://www.ritoscozzese.it/discorso-epernay-del-cavaliere-ramsay/).

Nel 1723 Ramsay, giacobita (cioè sostenitore degli Stuart scozzesi e filo-cattolici, contro gli Hannover anglo-tedeschi e protestanti), non ancora massone, pubblica un libro sulla vita di Mons. Fénelon. Se è vero che Ramsay, come racconta, si è convertito grazie a Fénelon dal deismo al Cattolicesimo (cf. Andrew Michael Ramsay, The Life of François de Salignac De la Motte Fenelon, Archbishop and Duke of Cambray, London 1723, pp. 189-204, 245-247, 263), di sicuro la conversione non è stata duratura.

In quel libro si apprende che il Ramsay pre-conversione non crede all’eternità dell’Inferno. Mons. Fénelon cerca di convincerlo anche su quel punto, ma dal colloquio riportato da Ramsay le argomentazioni del prelato sembrano vaghe, prive di riferimenti espliciti a Magistero, Teologia, Bibbia, Patristica. Non è chiaro se il colloquio con Fénelon abbia convinto Ramsay sul dogma di fede dell’eternità dell’Inferno (cf. pp. 242-245). Probabilmente non si è mai convinto. Questo sospetto è confermato dal fatto che il 21 novembre 1724 il barone Stosch (spia del governo inglese) riferisce a Londra che il giacobita Ramsay è ritenuto un libero pensatore («Ramsay’s free-thinking version of Catholicism») dagli ambienti conservatori della Curia Romana (cf. Marsha Keith SchuchardMasonic Rivalries and Literary Politics from Jonathan Swift to Henry Fielding, Gauthier Pierozak Editeur, s.l., [2018], p. 212).

Tra il 1727 eil 1728 viene pubblicata a Londra l’edizione inglese (dall’originale francese) in due volumi del romanzo di Ramsay “The Travels of Cyrus” (“I Viaggi di Ciro”). Nella dedica a Lord Lansdown, Ramsay elogia l’eroe del suo romanzo, il principe Ciro, di cui descrive viaggi e formazione filosofica (Cf. Chevalier Andrew Ramsay, The Travels of Cyrus. To which is annex’d, A Discourse upon the Theology and Mythology of the Ancients, vol. I, London 1727, p. V).

All’inizio il Ciro di Ramsay si lascia istruire dai saggi di Persia (i Magi), in particolare da Zoroastro, iniziato alle scienze degli antichi Egiziani, Greci, Ebrei babilonesi (cf. p. 65). È un “viaggio” filosofico e iniziatico.

Il Zoroastro di Ramsay racconta a Ciro che da giovane principe si innamorò di una fanciulla, si travestì da donna e visse così, effeminato, per mesi, per stare vicino a lei che però non si accorse di nulla (cf. pp. 67-71).

Zoroastro rivela a Ciro tutti i segreti della Natura («all the Secrets of Nature»: p. 89), l’esistenza di tre divinità, quella del Bene e della Luce («Oromazes»), quella delle Tenebre e del Male («Arimanius»), e «Mithras». Poi, l’esistenza di spiriti, «Genii», che hanno condiviso in qualche modo la ribellione di Arimanius, ma Mithra per compassione li fa scendere in corpi mortali per redimerli… La terra è dunque popolata da «Genii» incarnati in corpi mortali (gli uomini) che non ricordano nulla del precedente stato di felicità… Mithra cerca di redimerli anche attraverso la trasmigrazione in corpi di animali (cf. pp. 104-112).

Ciro conosce la mitologia dell’antico Egitto, la dottrina di Ermete Trismegisto nascosta sotto simboli e geroglifici, le divinità Osiride-Iside-Horus (cf. pp. 164, 167, 179-197). Secondo Ciro, Osiride-Iside-Horus corrispondono a Oromaze-Mithra-Ahrimanius (cf. p. 198). Poi Ciro passa in Grecia dove desidera conoscere Pitagora, iniziato a tutti i misteri dei CaldeiEgizianiGimnofisitiEbrei (cf. pp. 309-312).

Nel 2° volume Ciro entra nel tempio di Cnosso, si prostra peradorare la divinità presente poiché ha appreso da Zoroastro che il Giove dei Greci è lo stesso Oromazes dei Persiani e Osiride degli Egiziani(cf. Ramsay, op. cit., vol. II, London 1728, p. 5). Pitagora insegna a Ciro che le anime sono spiriti precipitati nei corpi, le anime trasmigrano dopo morte, poi alla fine l’ordine dell’universo sarà restaurato e tutte le anime saranno riunite al loro Principio (cf. p. 15). Ciro dice a Pitagora di aver compreso che, in ciò che è più fondamentale, i princìpi di Zoroastro, Ermete e Orfeo sono gli stessi (cf. pp. 15-16).

Nella Fenicia Ciro conosce i misteri di Adone, il dio che muore e ritorna in vita come Osiride in Egitto (cf. pp. 88-89). Poi va in Babilonia dove il filosofo ebreo Eleazar (cf. p. 135) gli insegna tra l’altro che le anime umane sono spiriti caduti nei corpi mortali a causa di attaccamento a cose materiali e che alla fine il Messia restaurerà l’universo nel suo primitivo splendore (cf. pp. 147-151). Eleazar crede nella pre-esistenza delle anime (cf. p. 172).

Anche il profeta Daniele dice a Ciro che il Messia di Israele restaurerà l’Universo nel primordiale splendore («and restore the Universe to its primitive Brightness»)e tutti gli spiriti in cielo, sulla terra e negli inferi si prostreranno dinanzi a Lui(cf. pp. 189-193). Ciro ritorna in Persia. Poi conquista Babilonia e libera gli Ebrei permettendo loro di ricostruire il Tempio di Gerusalemme (cf. pp. 195-196). Fine del romanzo.

Al termine del 2° volume, nell’appendice che ha numerazione propria, Ramsay afferma che tutti gli Esseri saranno restaurati nel loro proprio ordine (cf. Chevalier Andrew Ramsay, Of the Mithology of the Antients – Part II, in Chevalier Andrew Ramsay, The Travels of Cyrus, op. cit., vol. II, p. 82). Citando Plutarco, Ramsay riferisce che secondo Empedocle i demoni, i genii malvagi, saranno puniti, purificati e poi reintegrati come spiriti buoni prima della caduta (cf. p. 110). Ancora secondo Plutarco, anche gli antichi Egiziani ritenevano che gli spiriti maligni saranno purificati e reintegrati nella loro primitiva condizione (cf. pp. 115-116).

Tra i princìpi fondamentali dei Cabalisti, Ramsay indica la reintegrazione di tutti gli Spiriti («all Spirits will be restored») nel rango e nella felicità primordiale che avevano prima del Peccato dei Progenitori (cf. pp. 136-140).

Poi Ramsay sembra voler prendere le distanze dai sistemi filosofici che seguono le teorie della pre-esistenza delle anime e della loro reintegrazione finale (cf. pp. 140-143) ma non è convincente. In realtà dai “Travels of Cyrus” traspare di fatto una mentalità massonica che congiunge un certo deismo con la Gnosi e la ricerca esoterica. Già nei “Travels of Cyrus”, Ramsay mostra di apprezzare la Cabala ebraica.

Anche Marsha Keith Schuchard (studiosa di: Massoneria giacobita svedese e scozzese, Massoneria di Rito Scozzese, Emanuel Swedenborg, William Blake, Sabbatianesimo: vedi qui https://independent.academia.edu/marshaschuchard/CurriculumVitae) osserva che nei “Travels of Cyrus” Ramsay sostiene il concetto cabalistico di reintegrazione (in ebraico: «Tikkun») di tutte le cose e rigetta la verità cristiana della dannazione eterna dei reprobi (cf. M.K. Schuchard, Masonic Rivalries and Literary Politics from Jonathan Swift to Henry Fielding, op. cit., p. 266). L’interesse e la simpatia di Ramsay per la Cabala ebraica influenzeranno lo sviluppo di alcuni alti gradi Scozzesi (cf. p. 267).

In una lettera del 1734 il filosofo scozzese David Hume (ateo ed empirista) scrive all’amico e massone Michael Ramsay che suo cugino Andrew Michael Ramsay è un libero pensatore («Free-thinker»: Schuchard, op. cit., p. 372).

In una lettera del 22 novembre 1736 Andrew Michael Ramsay confessa all’amico Thomas Carte il suo grande interesse per l’antichità e la mitologia giudaica, e per la Cabala rabbinica (cf. Schuchard, op. cit., p. 211).

La prof.ssa Schuchard afferma che verso il 1738 Lambert de Lintot, incisore e massone francese, introduce in Inghilterra un Ordine massonico giacobita di alti gradi, il “Royal Order of Heredom and Kilwinning”, basato sugli insegnamenti mistici («mystical teachings») di Ramsay. Nel 1880 lo storico massone David Murray Lyon [Gran Loggia di Scozia] riferisce che la paternità del “Royal Order of Heredom and Kilwinning” è attribuita al Cav. Andrew Ramsay (cf. Schuchard, op. cit., pp. 488-489).

La rivista “The Gentleman’s Magazine” dell’aprile 1739 informa che a Roma l’Inquisizione ha fatto mettere al rogo un libro del «Chevalier Ramsay (Author of the Travels of Cyrus, &c.)» che fa l’apologia della Massoneria (cf. The Gentleman’s Magazine, Vol. IX, London 1739, p. 219). Nella pagina di frontespizio di quel libro c’è una sentenza che richiama l’Ermetismo: «Rarâ temporum felicitate, ubi sentire quid velis, & quid sentias dicere possis. Calid. Arab. in tumulo Hermet. §. 100».

Ramsay spiega che l’opinione pubblica collega i Massoni moderni alla magia, alla necromanzia, al Talmud, alla Cabala, all’Alchimia [cf. J.G.D.M.F.M. (Chev. Andrew Michael Ramsay), Relation apologique et historique de la Société des Francs-Maçons, Dublin 1738, pp. 35-36, 63, 85-87], cose tutte che l’autore non sembra condannare. Inoltre egli elogia il celebre mago Cornelio Agrippa annoverandolo tra gli uomini eccellenti («d’autres excellens hommes») e definendolo «le grand Geometre» (cf. p. 87).

Passo all’opera più importante. Prima di morire il Cav. Ramsay riesce a completare quella che Schuchard definisce la sua grande opera («his Great Work») che verrà pubblicata postuma nel 1748-1749. Si tratta dell’opera in due volumi “The Philosophical Principles of Natural and Revealed Religion Unfolded in Geometrical Order”. Secondo Schuchard in quell’opera vengono illustrati temi filosofici ed esoterici accennati da Ramsay nel suo discorso massonico del 1736/37, temi che potevano essere appresi negli alti gradi della Massoneria Scozzese (cf. Schuchard, op. cit., p. 502). Ramsay mostra di conoscere molto bene e di condividere le dottrine e il misticismo della Cabala ebraica (cf. pp. 503-504). La predilezione di Ramsay per la Cabala e per l’Ermetismo si ritroverà nell’aspetto esoterico della Massoneria “Scozzese” più mistica e swedenborghiana (cf. p. 505).

Entriamo nell’opera di Ramsay il quale vuol dimostrare che la mitologia pagana, i rabbini ebrei, gli studiosi cristiani e la Scolastica hanno sfigurato la Religione rivelata da Dio. Ramsay vuole separare il puro dall’impuro ed eliminare dal Cristianesimo ciò che lo rende disprezzabile agli occhi dei Filosofi (cf. The Chevalier Ramsay, The Philosophical Principles of Natural and Revealed Religion Unfolded in a Geometrical Order, vol. 1, Glasgow 1748, pp. V, 492-495).

Ramsay sostiene la pre-esistenza delle anime (cf. p. 410) e che alla fine Dio perdonerà e ristabilirà nella gioia tutti gli Esseri decaduti («God will at last pardon and re-establish in happiness all laps’d Beings»: p. 430).

Secondo Ramsay èimpossibile la dannazione eterna e il parlare di un Dio che punisce eternamente è un falso concetto di giustizia, è un umanizzare e degradare la Divinità… Ramsay ammette l’esistenza dell’Inferno e della dannazione di angeli e uomini, ma nega l’eternità delle pene (cf. pp. 430-435). Egli ritiene che quelle pene, necessarie per purificare demoni e dannati, non sono eterne, così essi saranno ristabiliti nell’amore e nell’ordine eterno, verrà ristabilita l’armonia universale (cf. p. 436).

Addirittura Ramsay sostiene che la Bibbia non insegna affatto l’eternità delle pene infernali e che la dottrina della reintegrazione dei dannati non è stata mai condannata dalla Chiesa (cf. p. 437).

Egli ribadisce più volte che gli angeli ribelli e le anime dei dannati saranno purificati dal fuoco e dalle pene dell’Inferno, quindi saranno reintegrati nello stato precedente la loro ribellione e così saranno ammessi in Paradiso alla visione beatifica(cf. pp. 437-440, 491-492). Con l’avvento glorioso del Messia avverrà «the total restoration of all lapsed beings» (p. 441).

Il massone Ramsay, evidentemente eretico, cita numerosi brani della Bibbia per giustificare la sua teoria misericordista (cf. pp. 476-477), che altro non è che l’apocatastasi di Origene.

Anche nel secondo volume Ramsay ribadisce la pre-esistenza delle anime, ritenendola dottrina biblica: all’inizio gli uomini ebbero un corpo immortale paradisiaco, ma tutti cooperarono alla disobbedienza di Adamo, e perciò, per punizione, le loro anime furono cacciate in corpi mortali (cf. The Philosophical Principles of Natural and Revealed Religion, vol. II, Glasgow 1749, pp. 241-247).

E ancora Ramsay ribadisce più volte che i diavoli e le anime dei dannati bruceranno all’Inferno finché non saranno del tutto purificati, quindi verranno reintegrati nello stato di perfezione primordiale in cui erano prima della loro caduta(cf. vol. II, pp. 272, 321-332, 341-343, 361-362, 371).

Concludo. Circa un secolo dopo la morte di Ramsay, lo studioso ebreo cattolico Christian David Ginsburg (1831-1914), nel suo libro “The Kabbalah: its doctrines, development, and literature. An essay” (Liverpool 1863; Reprint: 1963, California), indica tra le dottrine peculiari della «Kabbalah»: la pre-esistenza delle animela redenzione e reintegrazione di Satana come angelo di luce, il ritorno di tutte le anime a Dio che le ha emanate (cf. p. 64), dunque la cessazione dell’Inferno (cf. p. 45).

La teoria della redenzione/reintegrazione del Diavolo è presente anche in certi Ordini o gruppi iniziatici che sin dalla metà del sec. XVIII, come il massone Andrew Michael Ramsay (†1743), seguono la Gnosi e/o la Cabala. Ad esempio:

1) l’Ordine dei Cavalieri Massoni Eletti Cohen dell’Universo di Martinez de Pasqually (cf. René Le Forestier, La Franc-Maçonnerie occultiste au XVIIIe siècle et l’Ordre des Elus Coëns, Arché, Milano 20103, pp. 209-212);

2) la Gran Professione del Rito Scozzese Rettificato (cf. R. Le Forestier, La Massoneria templare e occultista. Tomo II. I Cavalieri Beneficenti della Città Santa, Roma 1997, pp. 230-232) in cui confluiscono le dottrine di de Pasqually;

3) il Martinismo (cf. Adolphe Franck, La philosophie mystique en France à la fin du XVIIIe siècle. Saint-Martin et son maître Martinez Pasqualis, Paris-Londres-New York 1866, pp. 195-196);

4) la setta sabbataista di Jakob Frank (cf. Charles Novak, Jakob Frank le faux messie. Déviance de la kabbale ou théorie du complot, L’Harmattan, Paris 2012, pp. 45-47).

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