Non v’e’ ormai alcun dubbio. Sembra che X Toro si sia schierato con la vasta schiera dei cosiddetti “UNA CUM” ovvero nientemeno che coloro, i quali – si badi bene – pur ritenendo Bergoglio eretico, apostata e percio’ stesso anticristo, cionostante ritengono i riti e i sacramenti celebrati in unione con Bergoglio non solo leciti ma perfettamente validi!
Si tratta con ogni evidenza del segno inconfondibile del fumo di satana (*) che emerge dall’incredibile contraddizione con il Depositum Fidei! L’argomento del resto e’ arcinoto (nonche’ trito e ritrito) per tutti noi del Piccolo Resto (1).
Si tratta tuttavia soltanto di una volgare mistificazione degli UNA CUM! Secondo cui evidentemente i fedeli sarebbero (in gran parte) degli sprovveduti e come tali incapaci di rendersi conto razionalmente della demenziale deriva eretica della falsa chiesa!
Ma e’ vero il contrario! Infatti sono per primi i semplici, i bambini, i puri di cuore e la preziosa gente umile che e’ il lievito della chiesa, ad accorgersi delle insopportabili offese che i riti eretici della falsa chiesa portano a Gesu’ Cristo, alla Madonna, allo Spirito Santo e al Padre Eterno!
Non stupiscono pertanto i toni ipocritamente scandalizzati le trasparenti allusioni critiche ai toni, asseritamente “urlati” che assumerebbero le argomentazioni del Piccolo Resto in difesa del Depositum Fidei e dell’unico vero Papa, Benedetto XVI. Vedasi al riguardo l’arcinoto episodio del dibattito a tre DON MINUTELLA-MELUZZI-LAMENDOLA del 3 gennaio 2021 citato anche nel successivo post di Don Minutella (2).
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(*) “LA MIA CHIESA STA VENENDO ABBONDANTEMENTE INVASA DAL FUMO DI SATANA” ,
La chiesa c’e’ l’ha sempre fatta. Esempi sono numerosi. Caterina da Siena e spinse per il ritorno dei papi da Avignone. Gregorio Magno (siciliano!) salvo’ la chiesa del suo tempo. Le persecuzioni, cui Costantino pose fine, non bloccarono la diffusione della fede.
Ma la persecuzione fa bene alla chiesa. Come Stalin ben dovette realizzare quando tento’ inutilmente di ateizzare la Russia. Il male delle chiesa viene invece quando la chiesa e’ a favore e d’accordo con il mondo.
Ma piu’ vicino al nostro tempo, due figure S.Pio X (papa sarto) e Leone XIII. Pio X fronteggia da papa il modernismo (“pascendi dominicis grecis”).
Oggi invece oggi siamo in presenza della peggiore crisi. La massoneria si e’ insediata in Vaticano. Il loro obbiettivo e’ quello di distruggere la chiesa nello spirito (creando lo scoraggiamento).
Che cosa e’ piu’ pericoloso: la malattia o lo scoraggiamento? La Massoneria dal 2013 con la falsa elezione di Bergoglio ha lo scopo di distruggere la fede. Con un sistema mafioso volto al solo scopo di diffondere l’errore e distruggere il cattolicesimo. Ma senza distruggere le strutture. Attuando un cammuffamento ingannevole. Sfruttano le strutture per distruggere l’identita’ bimillenaria della chiesa, rimpiazzandola con un’altra radicalmente non cattolica e di fatto atea.
Al contrario di quanto tentato del nazismo che voleva invece condurre a termine nientemeno che il rapimento di Pio XII, cancellando con cio’ la struttura gerarchica stessa della chiesa cattolica. Questo piano venne sventato dalla Provvidenza: Suor Madre Speranza apparve in bilocazione al generale tedesco al comando in Italia (che ebbe in cambio la promessa di avere salva l’anima). Si trattava dello stesso generale che doveva attuare il piano del rapimento del papa.
Ma quale ne e’ la causa?
Secondo i neovacantisti, di cui Mons. Carlo Maria Vigano sembrerebbe ora diventarne il principale esponente, sostengono che la causa sarebbe il CV2 e i “pessimi” pontificati di Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II. E con cio’ considerando Bergoglio papa regolarmente eletto! (e quindi Benedetto XVI come regolarmente autodimessosi).
Ma e’ davvero possibile considerare Bergoglio un continuum con Benedetto XVI?
Chi sono gli altri epigoni di questa posizione?
Uno di questi e’ De Mattei, il quale afferma: se noi scegliessimo di rimanere con Benedetto XVI alla sua morte rimarremmo senza successione papale. Mons. Vigano sta’ di fatto “facendo da collante” tra le posizioni tradizionalista e quella sedevacantista (nessu papa da Pio XII).
Per farlo, glissano clamorosamente sul vero problema urgente: quello cio’ del falso papa, ovvero di un papa in realta inesistente in base alle vigenti norme canoniche della chiesa a causa:
- le dimissioni forzate
- l’atto di dimissioni intrinsecamente errato, che non riguarda il Munus Petrinus (cioe’ l’investitura morale) bensi’ il solo Officium (ovvero l’incarico amministrativo)
- una “sanatio ecclesiae” non e’ possibile (non si puo’ infatti sanare cio’ che non esiste!)
Infatti Vigano e i suoi seguaci come Lamendola e Tosatti ignorano il problema dell’elezione irregolare e considerano Bergoglio papa regnante. Ed altresi’, incredibilmente, ritengono che Benedetto XVI sia altrettanto colpevole (sic!) come Bergoglio per la situazione attuale.
E quindi, al contrario, vengono ignorati i meriti grandissimi di Benedetto XVI (che ne ha tantissimi!).
Ma non esiste benedizione di Dio per un’opposizione a Bergoglio che prescinda da Benedetto XVI!
Occorre infatti seguire il vero e unico papa, Benedetto XVI, per poter attuare veramente la volonta di Gesu’ Cristo!
Che la chiesa sia in declino a partire dal CV2 e’ indubitabile, ma negare completamente la legittimita’ del CV2 e’ inaccettabile.
Bergoglio e’ oggi il pastore-idolo delle sinistre atee, abortiste, pro LGBTQ, pro-pachamama, pro-luteranesimo, pro-meticciato, pro-fratellanza massonica universale, pro-NWO, pro censura e persecutorio di chiunque dissenta dal pensiero unico.
La persecuzione attuata da Bergoglio e dalla falsa chiesa nei confronti del Piccolo Resto, in tutti i suoi esponenti a partire da Don Minutella, e’ in corso. Come gli apostoli di Gesu’ a suo tempo perseguitati dal Sinedrio di Gerusalemme e percio’ condannati all’esclusione (i.e., scomunica) dalle sinagoghe, oggi il Piccolo Resto viene appunto scomunicato ex toto.
Mons. Vigano mira forse a candidarsi come nuovo papa, dopo la morte di Bergoglio? Ma in tal caso sara’ un falso papa! La chiesa puo’ sopravvivere solo in unione con Benedetto XVI!
FONTE: corrispondenzaromana.it/il-transumanesimo-unideologia-che-nega-il-reale/February 3, 2021
Il non riconoscimento del reale
Forse il minimo comun denominatore di tutte le ideologie è il non riconoscimento del reale. Non riconoscere che nel ventre della madre c’è un essere umano, che una persona fortemente disabile rimane persona e quindi non si può praticare su di lei l’eutanasia, che uomo e donna, dotati di pari dignità naturale, hanno inclinazioni e orientamenti differenti che li portano ad avere anche ruoli sociali differenti e quindi incarnano antropologie diverse ma di pari valore, che l’unica famiglia esistente è quella fondata sul matrimonio e che il matrimonio è un vincolo che può unire solo un uomo con una donna, che esiste una gerarchia sociale naturale, che il sesso biologico è un dato a cui si deve adeguare la psicologia della persona per non trovarsi scissa e così via.
La realta rivoluzionaria partorita dall’immaginazione
La realtà si impone all’intelligenza come già definita in sé, ma il rivoluzionario non accetta questo riconoscimento e vuole sostituire – in realtà: sovrapporre – la propria realtà, partorita dall’immaginazione, con il reale. Aleksandr Solženicyn narrava nel suo Arcipelago gulag che una volta l’Intelligencija del Partito comunista aveva chiesto ad alcuni ingegneri civili di calcolare quante persone, in piedi e sedute, potessero occupare in media un convoglio di un treno. Gli ingegneri fecero i loro calcoli – ossia interrogarono la realtà – e fornirono alcune cifre ai compagni di partito. Questi ultimi, che si occupavano di politica e non di treni, si sdegnarono massimamente. Quella cifra non era dissimile da qualsiasi altro convoglio di treno imperialista e capitalista. I treni della Grande Madre Russia erano senza dubbio assai più capienti. Risultato: gli ingegneri finirono nel gulag perché nemici del popolo. Gli ingegneri saranno stati pure nemici del popolo, ma erano amici della realtà. Un aspetto della lotta intrapresa dall’ideologo contro la realtà – forse l’aspetto più importante – è il non riconoscimento della identità della realtà.
Cosa è l’identità?
Cosa è l’identità? Per capirlo applichiamo il concetto di «identità» alla individualità della persona umana. Tommaso d’Aquino propone questa definizione:
«L’individuo [..] è ciò che è […] e distinto dagli altri. Perciò la persona, in qualsiasi natura, significa ciò che è distinto in quella natura: così nella natura umana significa questa carne, queste ossa, quest’anima, che sono principio di individuazione per l’uomo» (1) (Summa Theologiae, I, q. 29, a. 4 c.).
Volendo essere ancor più concisi, citiamo il filosofo Vladimir Jankélévitch, il quale cesellò con grandissima efficacia il seguente aforisma: «io sono il solo ad essere me stesso» (2). L’identità dunque, esprimendoci in termini molto semplici, è tutto ciò che determina quell’ente particolare, che lo fa essere unico e distinto dagli altri (3).
Identita’ da cancellare
Se il rivoluzionario vuole cambiare la realtà, cancellarla per sostituirla con un’altra inventata a tavolino rispondente ai suoi desiderata (razionalismo), il primo nemico da sconfiggere è proprio l’identità. Potremmo immaginare l’identità come quel tratto di matita che definisce, de-limita, dà forma a qualcosa, che porta ad esistenza un ente, che lo chiama dal nulla. Eliminare il perimetro che individua l’identità significa liquefare la stessa (ecco spiegata, ex pluribus, la fluidità di genere): rompi il vaso che contiene un liquido e lo stesso perderà la forma del vaso e assumerà una forma in-distinta. Pensiamo ad un tratto di matita che disegna su un foglio bianco un triangolo. Come far diventare un triangolo un quadrato? Occorre, almeno, cancellare due lati e poi ridisegnarne tre.
Manifesto dei transumanisti italiani : tentativo di superamento e annullamento del reale
La mutazione in senso rivoluzionario del reale può avvenire perlomeno in due modi: il superamento del reale e l’annullamento del reale. In entrambi i casi è come se si stesse cercando di cancellare il triangolo di cui sopra. Partiamo dal superamento del reale. Nel Manifesto dei transumanisti italiani si può leggere:
«L’idea cardine del transumanesimo può essere riassunta in una formula: è possibile ed auspicabile passare da una fase di evoluzione cieca ad una fase di evoluzione autodiretta consapevole. Siamo pronti a fare ciò che oggi la scienza rende possibile: prendere in mano il nostro destino di specie. Siamo pronti ad accettare la sfida che proviene dai risultati delle biotecnologie, delle scienze cognitive, della robotica, della nanotecnologia e dell’intelligenza artificiale, portando questa sfida su un piano politico e filosofico, per dare al nostro percorso un senso e una direzione». Si tratta in buona sostanza di una delle possibili varianti della gnosi post-moderna. Il Manifesto così continua: «Per i cristiani l’uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio e non può cambiare se stesso. Per noi, nietzscheanamente, l’uomo è qualcosa che dev’essere superato: l’uomo può cambiare se stesso ed il mondo, può assumere il proprio destino impugnando la tecnoscienza, invece di rimettersi alla fede e alla provvidenza».
L’errore diabolico: il tentativo di cambiare la natura umana
Qual è l’errore principale di queste riflessioni? Credere di poter cambiare la natura dell’uomo applicando un processo darwiniano autodiretto (non più selezione naturale, ma artificiale). Insomma si potrebbe passare dall’uomo al super uomo, anzi all’ultra uomo. Utopia (in verità distopia) assai vecchia, ma sempre attuale. Parimenti si potrebbe transitare dal matrimonio eterosessuale a quello omosessuale, dalla filiazione naturale a quella artificiale (compresa la maternità surrogata), etc. Si badi bene: anche per la cultura cristiana esiste un dovere di perfezionare sé stessi – sia in senso fisico, che morale e spirituale – ma il perfezionamento consiste nel migliorare ciò che si è, non nel tentare di diventare ciò che non è possibile diventare (super uomo). Un perfezionamento che avviene sempre all’interno della medesima natura, ma che non può portare a transitare da natura a natura: è impossibile che un uomo diventi un angelo ad esempio. Nel perfezionamento cristiano il confine della tua identità non viene valicato perché è impossibile da valicare (è lo stesso errore del darwinismo: credere che esista il salto interspecie, da specie a specie, e non solo una evoluzione intraspecie, ossia nella medesima specie).
Il delirio transumanista
Nel delirio transumanista invece l’identità può essere cancellata e venire sostituita con un’altra tramite un processo di potenziamento, di superamento dell’esistente (Hegel pone al centro della sua dinamica dialettica, che imprime un moto progressista a tutto, l’Aufhebung, ossia il «momento superato»). Tutte le cosiddette conquiste in merito ai «diritti civili» sono l’esito di questo processo di superamento dell’identità: l’identità del concepito, del matrimonio, dell’orientamento omosessuale, della dignità personale, etc. Tutte realtà definite nella loro identità dalla legge naturale, ossia dall’ordine universale stabilito da Dio.
L’idiozia alla massima potenza: eliminazione del reale per legge
Secondo strumento per far lotta al reale. Eliminare il reale, ossia non riconoscere, come almeno fa il transumanesimo italiano, un dato di realtà esistente che deve evolversi in un’altra natura, bensì pensare la natura umana come un foglio bianco su cui scrivere liberamente.
L’idiozia e’ gia’ presente in Pico della Mirandola. Il quale scriveva nel 1486:
io Dio «non ti ho dato, Adamo, né un posto determinato, né un aspetto tuo proprio, né alcuna prerogativa tua, perché quel posto, quell’aspetto, quelle prerogative che tu desidererai, tutto appunto, secondo il tuo voto e il tuo consiglio, ottenga e conservi. La natura determinata degli altri è contenuta entro leggi da me prescritte. Tu te la determinerai, da nessuna barriera costretto, secondo il tuo arbitrio, alla cui potestà ti consegnai» (4)
È il nocciolo della teoria gender per quanto riguarda il transessualismo: non c’è il passaggio da un sesso ad un altro, bensì la creazione di una propria identità sessuale psicologica, ossia di una identità di genere che viene individuata dal libero arbitrio che dà forma all’informe oppure che lascia l’indefinito nel suo stato, potremmo così dire, liquido, anzi «gassoso».
L’autopoiesi dell’uomo
In ossequio a queste premesse è assolutamente coerente pensare che i sessi non siano solo due, ma infiniti tanti quanti la nostra immaginazione può generare (trattasi di autopoiesi dell’uomo). La neutralità sessuale quindi rimanda alla neutralità del foglio bianco. Il nulla è dunque lo spazio concettuale proprio dei rivoluzionari (nichilismo, inteso anche come effetto dello sforzo rivoluzionario distruttivo) che in questo tentano di farsi molto simili a Dio. Solo Lui infatti può creare, ossia chiamare qualcosa o qualcuno da nulla. Non l’uomo. Il «sarete come dei» è, perciò, tentazione che ci accompagnerà fino alla fine dei tempi.
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(1) Summa Theologiae, SOMMA TEOLOGICA, Nuova Edizione in lingua italiana a cura di P.Tito S. Centi e P. Angelo Z.Belloni 2009 © Copyright https://www.documentacatholicaomnia.eu/03d/1225-1274,Thomas_Aquinas,_Summa_Theologiae(p_Centi_Curante),_IT.pdf
(2) Vladimir Jankélévitch, La cattiva coscienza, Dedalo, Bari 2000, p. 130,
(3) T. Scandroglio, Identità, normatività della persona e diritto, in G. Gambino (a cura di), Patologie dell’identità e ipotesi di terapia filosofica, Jusquiaiustum Edizioni, Roma 2017.
(4) Orazione sulla dignità dell’uomo, in G. Semprini, Pico della Mirandola, la vita e il pensiero, F.lli Melita, Genova 1988.
Atto di consacrazione al Cuore Immacolato di Maria
O Vergine di Fatima, Madre di Misericordia, Regina del Cielo e della terra, rifugio dei peccatori, io consacro in particolare al tuo Cuore Immacolato mia/o figlia/o nipote/nipoti ………. (pronunciare il nome o i nomi).
Ti consacro il mio cuore, la mia famiglia, tutte le mie cose. E affinché questa consacrazione sia veramente efficace e duratura, rinnovo oggi le promesse del mio Battesimo e della Cresima, impegnandomi a vivere da buon cristiano, fedele a Dio, alla Chiesa, al Papa. Voglio recitare il Santo Rosario, prendere parte all’Eucaristia, dare importanza al primo Sabato del mese e operare per la conversione dei peccatori. Ti prometto ancora, o Vergine Santissima, di zelare il Tuo culto benedetto, per affrettare con la consacrazione al Tuo cuore Immacolato e mediante la Tua intercessione l’avvento del Regno di Gesù nel mondo. Amen.
Vieni, o Maria, e degnati di abitare in questa casa. Come già al tuo Cuore Immacolato fu consacrata la Chiesa e tutto il genere umano, così noi, in perpetuo, affidiamo e consacriamo al tuo Cuore Immacolato la nostra famiglia. Tu che sei Madre della Divina Grazia ottienici di vivere sempre in grazia di Dio e in pace tra noi. Rimani con noi; ti accogliamo con cuore di figli, indegni, ma desiderosi di essere sempre tuoi, in vita, in morte e nell’eternità. Resta con noi come abitasti nella casa di Zaccaria e di Elisabetta; come fosti gioia nella casa degli sposi di Cana; come fosti madre per l’Apostolo Giovanni. Portaci Gesù Cristo, Via, Verità e Vita. Allontana da noi il peccato e ogni male. In questa casa sii Madre di Grazia, Maestra e Regina.
Dispensa a ciascuno di noi, ed in particolare a ……. le grazie spirituali e materiali che ci occorrono; specialmente accresci la fede, la speranza, la carità. Suscita tra i nostri cari sante vocazioni. Sii sempre con noi, nelle gioie e nelle pene, e soprattutto fa che un giorno tutti i membri di questa famiglia si trovino con te uniti in Paradiso.
Amen
CATECHESI DI DON MINUTELLA, 3 FEBBRAIO 2021
I 144000 CON L’AGNELLO SUL MONTE DI SION
Dopo la visione sconfortante del capitolo tredici (la triade infernale e delle due bestie) Giovanni ci mostra la visione confortante della seconda venuta di Cristo.
Ci viene descritto il “sistema di Dio” contrapposto al “sistema terrestre” (U. Vanni). Dove ci troviamo? Siamo sul monte di Sion, sopra Gerusalemme, dove e’ concentrata la difesa della citta’!
E’ un contesto parallelo alla Trasfigurazione di Gesu’ sul monte Tabor. Viene udita la voce del Padre, come sul Giordano al Battesimo di Gesu’ Cristo.
Si tratta della vittoria degli eletti! Ma si tratta di un testo che si puo’ arrivare a comprendere solo con la preghiera!
1 Poi guardai ed ecco l’Agnello ritto sul monte Sion (perche’? il monte Sion indica la chiesa militante dove sta il cenacolo, si rinnovera’ il prodigio della Pentecoste! Don Dolindo R.) e insieme
centoquarantaquattromila persone (non sono gli stessi del capitolo 7, questi sono quelli che combattono contro l’anticristo e che si pongono totalmente al servizio dell’Agnello) che recavano scritto sulla fronte il
suo nome e il nome del Padre suo.
Ci saranno in questo periodo (dell’anticristo) tormenti molto superiori a quelli subiti dai primi martiri cristiani!
2 Udii una voce che veniva dal cielo, come un fragore di grandi
acque e come un rimbombo di forte tuono. La voce che udii era
come quella di suonatori di arpa che si accompagnano nel canto
con le loro arpe.
3 Essi cantavano un cantico nuovo davanti al trono e davanti ai quattro esseri viventi e ai vegliardi. E nessuno poteva comprendere quel cantico se non i centoquarantaquattromila, i redenti della terra. (I marchiati dalla bestia sono impediti)
4 Questi non si sono contaminati con donne, sono infatti vergini e seguono l’Agnello dovunque va.
5 Καὶ ἐδόθη αὐτῷ στόμα λαλοῦν μεγάλα καὶ βλασφημίας, καὶ ἐδόθη
αὐτῷ ἐξουσία ποιῆσαι μῆνας τεσσαράκοντα δύο.
Essi sono stati redenti tra gli uomini come primizie per Dio e per l’Agnello.
5 Non fu trovata menzogna sulla loro bocca; sono senza macchia (non si sono associati alla falsa chiesa, ma non sono immacolati come la BVM).
6 Poi vidi un altro angelo (Ecco di nuovo gli angeli! Secondo D. Dolindo Ruotolo pero’ e’ un apostolo!) che volando in mezzo al cielo (lo zenit, Dio stesso!) recava un vangelo eterno da annunziare agli abitanti della terra e ad ogni nazione, razza, lingua e popolo (il Vangelo e’ predicato a tutte le genti!).
6 καὶ ἤνοιξεν τὸ στόμα αὐτοῦ εἰς βλασφημίας πρὸς τὸν θεόν, βλασφημῆσαι τὸ ὄνομα αὐτοῦ καὶ τὴν σκηνὴν αὐτοῦ, τοὺς ἐν
τῷ οὐρανῷ σκηνοῦντας
7 Egli gridava a gran voce: “Temete Dio e dategli gloria,
perché è giunta l’ora del suo giudizio. Adorate (ποιῆσαιπόλεμον) colui che ha fatto il cielo e la terra, il mare e le sorgenti delle acque“
7 καὶ ἐδόθη
αὐτῷ ποιῆσαιπόλεμον μετὰ τῶν
ἁγίων καὶ νικῆσαι αὐτούς, καὶ ἐδόθη
αὐτῷ ἐξουσία ἐπὶ πᾶσαν φυλὴν καὶ
λαὸν καὶ γλῶσσαν καὶ ἔθνος.
8 Un secondo angelo lo seguì gridando: “È caduta, è caduta Babilonia la grande (βιβλίῳ τῆς ζωῆς), quella che ha abbeverato tutte le genti col vino del furore della sua fornicazione“.
8 καὶ προσκυνήσουσιν αὐτὸν πάντες οἱ
κατοικοῦντες ἐπὶ τῆς γῆς, οὗ οὐ
γέγραπται τὸ ὄνομα αὐτοῦ ἐν τῷ
τοῦ ἀρνίου τοῦ ἐσφαγμένου ἀπὸ καταβολῆς κόσμου.
9 Poi, un terzo angelo li seguì gridando a gran voce: (la verita’ escatologica) “Chiunque adora la bestia e la sua statua e ne riceve il marchio sulla fronte o sulla mano, 10 berrà il vino dell’ira di Dio che è versato puro nella coppa della sua ira e sarà torturato con fuoco e zolfo al cospetto degli angeli santi e dell’Agnello (E’ l’inferno!).
11Il fumo del loro tormento salirà per i secoli dei secoli, e non avranno riposo né giorno né notte quanti adorano la bestia e la sua statua e chiunque riceve il marchio del suo nome“.
9 Εἴ τις ἔχει οὖς ἀκουσάτω.
10 εἴ τις εἰς αἰχμαλωσίαν, εἰς αἰχμαλωσίαν ὑπάγει·
εἴ τις ἐν μαχαίρῃ ἀποκτανθῆναι, αὐτὸν ἐν μαχαίρῃ ἀποκτανθῆναι.Ὧδέ ἐστιν ἡ ὑπομονὴ καὶ ἡ πίστις τῶν ἁγίων.
11 Καὶ εἶδον ἄλλο θηρίον ἀναβαῖνον ἐκ τῆς γῆς, καὶ εἶχεν κέρατα δύο
ὅμοια ἀρνίῳ, καὶ ἐλάλει ὡς δράκων.
12Qui appare la costanza (iupumone’=ἐξουσίαν) dei santi, che osservano i comandamenti di Dio e la fede in Gesù.
12 καὶ τὴν ἐξουσίαν τοῦ πρώτου
θηρίου πᾶσαν ποιεῖ ἐνώπιον αὐτοῦ.
καὶ ποιεῖ τὴν γῆν καὶ τοὺς ἐν αὐτῇ
κατοικοῦντας ἵνα προσκυνήσουσιν τὸ
θηρίον τὸ πρῶτον, οὗ ἐθεραπεύθη ἡ
πληγὴ τοῦ θανάτου αὐτοῦ
Demone: Il ricatto dell’obbligo vaccinale inoculato nei vostri organi vitali, mediante un veleno mortifero, capace di cambiare per sempre l’identità di voi animali di terra, in grado di ricostruire il vostro patrimonio genetico, fatto con feti abortiti, è una nostra iniziativa, deve servire per piegarvi e farvi accettare il mio dominio sulla terra, il regno del terrore che voglio instaurare. Tutti dovranno adorarmi e chi non lo vorrà fare sarà perseguitato, incarcerato, martirizzato. Saranno costruiti campi appositi dove metterci tutti quei pazzi che vorranno seguire quello che ho ucciso sulla croce. Altri martiri! Altro sangue innocente! Ma che importa! io vi odiooooo!!!!
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(Da “Santi e Caffe” di Don Alessandro Minutella 1/02/2021)

Ignazio di Antiochia (35 circa – Roma, 107 circa sotto Traiano), detto L’Illuminatore, è stato un vescovo e teologo siro. Fu il secondo successore di Pietro come vescovo di Antiochia di Siria, cioè della terza città per grandezza del mondo antico mediterraneo.nÈ venerato come santo dalla Chiesa ortodossa e dalla Chiesa cattolica, ed è annoverato fra i Padri della Chiesa e Padre Apostolico.
Crebbe in ambiente pagano; fu convertito in età adulta da san Giovanni evangelista. Secondo la tradizione, nel 69 fu nominato secondo successore di Pietro, dopo sant’Evodio, alla sede episcopale di Antiochia. Condannato ad bestias durante il regno dell’imperatore Traiano (98–117), fu imprigionato e condotto da Antiochia a Roma sotto la scorta di una pattuglia di soldati per esservi divorato dalle fiere.
Nel corso del viaggio da Antiochia a Roma scrisse sette lettere alle chiese che incontrava sul suo cammino o vicino ad esso. Esse ci sono rimaste e sono una testimonianza unica della vita della chiesa dell’inizio del II secolo. Le prime quattro lettere furono scritte da Smirne a tre comunità dell’Asia Minore, Efeso, Magnesia e Tralli, ringraziandole per le numerose dimostrazioni d’affetto testimoniate nei suoi travagli; con la quarta lettera supplicava i Romani di non impedire il suo martirio, inteso come desiderio di ripercorrere la vita e la passione di Gesù:
«Com’è glorioso essere un sole al tramonto, lontano dal mondo, verso Dio. Possa io elevarmi alla tua presenza».
Partito da Smirne, Ignazio giunse nella Troade, dove scrisse altre tre lettere: alla chiesa di Filadelfia e a quella di Smirne, chiedendo che i fedeli si congratulassero con la comunità d’Antiochia, che aveva sopportato con coraggio le persecuzioni ora ivi concluse. Scrisse anche a Policarpo, vescovo di Smirne, aggiungendovi interessanti direttive per l’esercizio della funzione episcopale, consigliandogli di
«tenere duro come l’incudine sotto il martello».
Principali contributi
ORGANIZZAZIONE TRIPARTITA DEL MINISTERO CRISTIANO:
vescovo, presbiteri, diaconi. Ignazio auspicava una nuova organizzazione della chiesa cristiana in cui un solo vescovo presiedesse “al posto di Dio”. Questo vescovo avrebbe esercitato l’autorità su molti sacerdoti.[7] Tali idee influenzarono e stimolarono l’elaborazione teologica successiva.
LOTTA CONTRO I DONATISTI
Altro tema significativo è la confessione della vera umanità di Cristo contro i docetisti, i quali sostenevano che l’incarnazione del Figlio di Dio fosse stata solo apparente[8].
Covid: ricercatori Napoli, acqua ossigenata previene virus
Appello a Ministero per test su base larga e farne un protocollo
Lo studio dei ricercatori napoletani, pubblicato sulla rivista Infection Control & Hospital Epidemiology dell’Università di Cambridge, si fonda sulla osservazione quotidiana di alcuni pazienti risultati positivi al tampone e poi negativizzati dopo essere stati sottoposti a una terapia che si fonda su tre azioni sulle vie d’accesso del virus nell’organismo: bocca, naso e occhi.

Coronavirus, quali persone si ammalano gravemente e perché? Le risposte di uno studio inglese (*)
Un recente studio dell’università di Cambridge ancora in fase sperimentale sta facendo luce sulla questione osservando le risposte immunitarie al virus e provando a prevedere chi poi svilupperà sintomi gravi e chi no valutando i cambiamenti nel livello di citochine (molecole proteiche che fungono da segnali di comunicazione fra le cellule del sistema immunitario e fra queste e diversi organi e tessuti, ndr) presenti nel sangue.
Possibili concause l’obesita (1) e ipertensione.

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Viganò, “Covid 19: Santa Sede Complice di una Congiura contro Dio e l’Uomo”, 31 Gennaio 2021 Pubblicato da Marco Tosatti (1).

IL TESTO (FINALMENTE) RIVELATORE DI MONS. VIGANO
Dal blog Stylum Curiae riportiamo il testo (finalmente) rivelatore della posizione di Mons. Vigano. Di che si tratta? Ecco il suo articolo-lettera da cui emergono gli elementi chiave da sottolineare criticamente. Emerge precisamente il pensiero di Mons. Vigano. Ecco le sue affermazioni:
- JM. Bergoglio e’ il papa e come tale rappresenta l’autorita’ di Cristo nella qualita’ di suo vicario (Proposizione N.3)
- L’autorita’ pèrvertita costituisce la base della dittatura (Proposizioni N.1 e 2)
- Pur ammettendo che l’obbedienza ad un’autorità pervertita non può essere considerata doverosa, né moralmente buona (Proposizione N.1) afferma che esiste un principio (Prima Sedes a nemine judicatur, Proposizione N.5) che permetterebbe a Bergoglio di agire indisturbato
- Viene attribuito a JM Bergoglio il principio dell’infallibilita’ papale, ma questo principio non si applica a questioni non-dottrinali (Proposizione N.6).
CONTRO IL CRITERIO DEL “BUON SENSO”
Si tratta, come ben si vede, di una serie di posizioni razionalmente antitetiche (proprio contro il criterio del “Buon Senso” che altrove dichiara di voler seguire). Non si capisce infatti come possano conciliarsi le Proposizioni 1 e 2 con le 5 e 6, ovvero come possa sussistere un’autorita’ non soltanto pervertita ma manifestamente eretica, apostatica e anticristica con il principi di infallibilita’ e autorita’ papale.
LA LETTERA DI MONS. VIGANO
Reverendo e Caro Sacerdote di Cristo,
ho ricevuto la Sua lettera, nella quale Ella mi sottopone alcune gravi questioni sulla crisi dell’autorità nella Chiesa, crisi che va acuendosi in questi ultimi anni ed in particolare durante “l’emergenza pandemica”, in occasione della quale la gloria di Dio e la salvezza delle anime sono state messe da parte a vantaggio di una presunta salute del corpo. Se intendo rendere pubblica questa mia articolata risposta alla Sua lettera, è perché essa risponde ai numerosissimi fedeli e sacerdoti che mi scrivono da ogni dove, esponendomi interrogativi e tormenti di coscienza su queste stesse gravi questioni.
Proposizione N.1 (AUTORITA’ PERVERTITA)- Il problema di un’autorità pervertita – ossia che non agisca nei limiti che le sono propri o che si sia data autonomamente un fine opposto a quello che la legittima – viene affrontato dalle Sacre Scritture per ricordarci che omnis potestas a Deo (Rom 13, 1) e che qui resistit potestati, Dei ordinationi resistit (ibidem., 2). E se San Paolo ci intima di obbedire all’autorità civile, a maggior ragione noi siamo tenuti ad obbedire all’autorità ecclesiastica, in ragione del primato che le questioni spirituali hanno su quelle temporali.
Ella osserva che non sta a noi giudicare l’autorità, perché il Figlio dell’uomo tornerà a fare giustizia alla fine dei tempi. Ma se dovessimo aspettare il giorno del Giudizio per vedere puniti i malvagi, a quale scopo la divina Maestà avrebbe costituito sulla terra un’autorità temporale e una spirituale? Non è forse loro compito, come vicari di Cristo Re e Sommo Sacerdote, reggere e governare i loro sudditi su questa terra, amministrando la giustizia e punendo i malvagi? Che senso avrebbero le leggi, se non vi fosse chi le fa rispettare, sanzionando chi le viola? Se l’arbitrio di chi è costituito in autorità non fosse punito da chi ha sopra di essi autorità, come potrebbero i sudditi – civili ed ecclesiastici – sperare di ottenere giustizia in terra?
Temo che la Sua obiezione, secondo la quale gli Ecclesiastici che rivestono una potestà loro derivante dall’autorità dell’ufficio ricoperto possano essere giudicati solo alla fine dei tempi, conduca da un lato al fatalismo e alla rassegnazione nei sudditi, e dall’altro costituisca una sorta di incoraggiamento ad abusare del proprio potere nei Superiori.
Proposizione N.2 (OBBEDIENZA NON DOVEROSA) – L’obbedienza ad un’autorità pervertita non può essere considerata doverosa, né moralmente buona, solo perché al Suo ritorno il Figlio dell’uomo tornerà a fare giustizia alla fine dei tempi. La Scrittura ci sprona ad essere sì obbedienti, moderando la nostra obbedienza con la pazienza e lo spirito di penitenza, ma non ci esorta assolutamente ad obbedire a ordini intrinsecamente malvagi, per il solo fatto che chi ce li imparte è costituito in autorità.
Proposizione N.3 (L’AUTORITA’ RELIGIOSA NON DECADE)- Quell’autorità, infatti, proprio nel momento in cui viene esercitata contro lo scopo per cui essa sussiste, si priva della legittimazione che la giustifica e, pur non decadendo in sé, nondimeno richiede da parte dei sudditi un’adesione che dovrà essere di volta in volta vagliata e giudicata.
Con la Rivoluzione, l’ordo christianus, che riconosceva l’Autorità costituita come proveniente da Dio, è stato rovesciato per far posto alle cosiddette democrazie in nome della laicità dello Stato e della sua separazione dalla Chiesa. Con il Concilio Vaticano II questa sovversione del principio di autorità si è insinuata nella Gerarchia stessa, facendo sì che quell’ordine voluto da Dio non solo fosse cancellato dalla società civile, ma addirittura venisse minato anche nella Chiesa.
Proposizione N.4 (PRESUPPOSTO PER LA TIRANNIDE)-Ovviamente, quando l’opera di Dio viene manomessa e la Sua Autorità negata, il potere ne è irrimediabilmente compromesso e si creano i presupposti per la tirannide o per l’anarchia. Né la Chiesa fa eccezione, come possiamo dolorosamente constatare: il potere è spesso esercitato per punire i buoni e premiare i malvagi; le sanzioni canoniche servono quasi sempre per scomunicare chi rimane fedele al Vangelo; i Dicasteri e gli organi della Santa Sede assecondano l’errore e impediscono la propagazione della Verità. Lo stesso Bergoglio, che dovrebbe rappresentare in terra la più alta Autorità, usa del potere delle Sante Chiavi per assecondare l’agenda globalista e promuovere dottrine eterodosse, ben consapevole di quel
Proposizione N.5 (PRINCIPIO DELL’AUTORITA’ RELIGIOSA DI BERGOGLIO) – Prima Sedes a nemine judicatur che gli permette di agire indisturbato.
Questa situazione è ovviamente anomala, perché nell’ordine stabilito da Dio a chi rappresenta l’autorità è dovuta obbedienza. Ma in questo mirabile kosmos Satana insinua il chaos, manomettendo l’elemento fragile e peccabile: l’uomo. Ella lo evidenzia bene nella Sua lettera, caro Sacerdote: «Ora, la cosa più diabolica che il nostro nemico è riuscito a compiere, è quella di usare proprio chi si presenta al mondo investito dell’autorità conferita da Gesù Cristo alla Sua Chiesa, per fare il male, e con questo: da un lato coinvolgere nel male alcuni dei buoni, dall’altro scandalizzare i buoni che se ne rendono conto», e contestualizza poi questa situazione nel caso attuale: «L’autorità di Gesù è stata usata abusivamente per giustificare e caldeggiare una terribile operazione, che viene presentata sotto il nome falso di vaccinazione».
Concordo con Lei circa le valutazioni di oggettiva immoralità del cosiddetto vaccino contro il Covid-19, in ragione dell’uso di materiale derivante da feti abortiti. Concordo parimenti sulla assoluta inadeguatezza – scientifica, oltreché filosofica e dottrinale – del documento promulgato dalla CDF, il cui Prefetto si limita ad eseguire supinamente più che discutibili ordini impartiti dall’alto: l’obbedienza dei reprobi è emblematica, in questi frangenti, perché sa ignorare con disinvoltura l’autorità di Dio e della Chiesa, in nome di un asservimento cortigiano all’autoritarismo del superiore immediato.
Vorrei nondimeno precisare che il documento della Santa Sede è particolarmente insidioso non solo per l’aver esso analizzato solo un aspetto remoto, per così dire, della composizione del farmaco (a prescindere dalla liceità morale di un azione che non perde di gravità col passare del tempo); ma per aver deliberatamente ignorato che per “rinfrescare” il materiale fetale originale occorre periodicamente aggiungervi nuovi feti, ricavati da aborti al terzo mese provocati ad hoc, e che i tessuti devono essere prelevati da creature ancora vive, a cuore palpitante. Data l’importanza della materia e la denuncia della comunità scientifica cattolica, l’omissione di un elemento integrante per la produzione del vaccino in un pronunciamento ufficiale conferma, nell’ipotesi più generosa, una scandalosa incompetenza e, in quella più realistica, la deliberata volontà di spacciare per moralmente accettabili dei vaccini prodotti con aborti provocati. Questa sorta di sacrificio umano, nella sua forma più abbietta e cruenta, viene quindi considerato trascurabile da un Dicastero della Santa Sede in nome della nuova religione sanitaria, della quale Bergoglio è strenuo sostenitore.
Mi trovo d’accordo con Lei sull’omissione delle valutazioni inerenti la manipolazione genetica indotta da alcuni vaccini che agiscono a livello cellulare, con scopi che le case farmaceutiche non osano confessare, ma che la comunità scientifica ha ampiamente denunciato e di cui non si conoscono ancora le conseguenze a lungo termine. Ma la CDF evita scrupolosamente di esprimersi anche sulla moralità della sperimentazione sull’uomo, ammessa dagli stessi produttori dei vaccini, i quali si riservano di fornire i dati su questa sperimentazione di massa solo tra qualche anno, quando sarà possibile comprendere se il farmaco è efficace e a prezzo di quali effetti secondari permanenti. Così come la CDF tace sulla moralità di speculare vergognosamente su un prodotto che viene presentato come unico presidio contro un virus influenzale che ancora non è stato isolato ma solo sequenziato. In assenza dell’isolamento virale, non è scientificamente possibile produrre l’antigene del vaccino, per cui l’intera operazione del Covid si mostra – chi non sia accecato da pregiudizio o da malafede – in tutta la sua criminale falsità e intrinseca immoralità. Una falsità confermata non solo dall’enfasi quasi religiosa con la quale è presentato il ruolo salvifico del cosiddetto vaccino, ma anche dall’ostinato rifiuto delle autorità sanitarie mondiali a riconoscere la validità, l’efficacia e il costo contenuto delle cure esistenti, dal plasma iperimmune all’idrossiclorochina e all’ivermectina, dall’assunzione di vitamina C e D per aumentare le difese immunitarie alla cura tempestiva dei primi sintomi. Non dimentichiamo che, se vi sono persone anziane o debilitate nella salute che sono morti con il Covid, ciò avviene perché l’OMS ha prescritto ai medici di base di non curare i sintomi, indicando per i soggetti con complicanze una cura ospedaliera assolutamente inadeguata e dannosa. Anche su questi aspetti la Santa Sede tace, complice evidente di una congiura contro Dio e contro l’uomo.
Torniamo ora all’autorità. Ella scrive: «Pertanto chi si trova di fronte a persone investite dall’Autorità di Gesù che agiscono evidentemente all’opposto del Suo mandato, si trova nella condizione di domandarsi se possa o meno obbedire alla loro Autorità, quando in situazioni terribili come questa, chi esercita l’autorità in nome di Gesù va palesemente contro i Suoi Mandati». La risposta ci viene dalla dottrina cattolica, che all’autorità dei Prelati e a quella suprema del Papa pone chiarissimi limiti di azione. In questo caso mi pare sia evidente che non è competenza della Santa Sede esprimere valutazioni che, per il modo in cui sono esposte e analizzate e per le palesi omissioni in cui incorrono, non possono rientrare minimamente nell’alveo determinato dal Magistero. Il problema, a ben vedere, è logico e filosofico, ancor prima che teologico o morale, perché i termini della quæstio sono incompleti ed erronei, e quindi erronea e incompleta ne sarà la risposta.
Ciò non toglie nulla alla gravità del comportamento della CDF, ma allo stesso tempo è proprio nell’uscire dai limiti propri all’autorità ecclesiastica che
Proposizione N.6 (PRINCIPIO DELL’INFALLIBILITA’ PAPALE ATTRIBUITO A BERGOGLIO) si conferma il principio generale della dottrina, e con esso anche l’infallibilità che il Signore garantisce al Suo Vicario quando egli intende insegnare una verità relativa alla Fede o alla Morale come Supremo Pastore della Chiesa.
Se non vi è una verità da insegnare; se questa verità non ha a che vedere con la Fede e la Morale; se chi promulga questo insegnamento non intende farlo con l’Autorità Apostolica; se l’intenzione di trasmettere questa dottrina ai fedeli come verità da tenersi e credersi non è esplicita, l’assistenza del Paraclito non è garantita, e l’autorità che la promulga può essere – e in certi casi deve essere – ignorata. Ai fedeli è quindi possibile resistere all’esercizio illegittimo di un’autorità legittima, all’esercizio di un’autorità illegittima o all’esercizio illegittimo di un’autorità illegittima.
Non mi trovo pertanto d’accordo con Lei quando Ella afferma: «Se l’infedeltà tocca tale autorità, solo Dio può intervenire. Anche perché anche nei confronti di autorità di grado inferiore diventa poi difficile ricorrere sperando di avere giustizia». Il Signore può intervenire positivamente nel corso degli eventi, manifestando in modo prodigioso la Sua volontà o anche solo abbreviando i giorni dei malvagi. Ma l’infedeltà di chi è costituito in autorità, pur non essendo essa giudicabile dai sudditi, non per questo è meno colpevole, né può pretendere obbedienza a ordini illegittimi o immorali. Una cosa infatti è l’effetto che essa ha sui soggetti, un’altra il giudizio circa il suo modo di agire e un’altra ancora la punizione che essa può meritare. Così, se non sta ai sudditi mettere a morte il Papa per eresia (nonostante la pena di morte sia considerata da san Tommaso d’Aquino commisurata al crimine di chi corrompe la Fede), possiamo nondimeno riconoscere un Papa come eretico, e in quanto tale rifiutarci, caso per caso, di prestargli l’obbedienza cui altrimenti avrebbe diritto. Non lo giudichiamo, perché non abbiamo l’autorità di farlo; ma lo riconosciamo per quello che è, aspettando che la Provvidenza susciti chi possa pronunciarsi definitivamente e autorevolmente.
Ecco perché, quando Ella afferma che «non sono i sottoposti a quei malvagi che hanno l’autorità per ribellarsi e rovesciarli dal loro posto», occorre distinguere anzitutto che tipo di autorità sia in questione, e in secondo luogo quale sia l’ordine impartito e quale il danno che l’eventuale obbedienza comporterebbe. San Tommaso considera la resistenza al tiranno e il regicidio come moralmente leciti, in certi casi; così com’è lecita e doverosa la disobbedienza all’autorità dei Prelati che abusano del proprio potere contro il fine intrinseco del potere stesso.
Nella Sua lettera, Ella identifica nella ribellione all’autorità il marchio dell’ideologia comunista. Ma la Rivoluzione, di cui il Comunismo è un’espressione, intende rovesciare i sovrani non in quanto eventualmente corrotti o tirannici, ma in quanto gerarchicamente inseriti in un kosmos che è essenzialmente cattolico, e quindi antitetico al marxismo.
Se non fosse possibile opporsi ad un tiranno, avrebbero peccato i Cristeros, che si ribellarono con le armi al dittatore massone che in Messico perseguitava i suoi cittadini abusando della propria autorità. Avrebbero peccato i Vandeani, i Sanfedisti, gli Insorgenti: vittime di un potere rivoluzionario, pervertito e pervertitore, dinanzi al quale la ribellione non solo è lecita, ma anche doverosa. Furono vittime del potere anche i Cattolici che, nel corso della Storia, si trovarono a doversi ribellare ai loro Prelati, ad esempio i fedeli che in Inghilterra dovettero resistere ai loro Vescovi diventati eretici con lo scisma anglicano, o quanti in Germania si videro costretti a rifiutare obbedienza ai Presuli che avevano abbracciato l’eresia luterana. L’autorità di questi Pastori diventati lupi era infatti nulla, poiché orientata alla distruzione della Fede anziché alla sua difesa, contro il Papato anziché in comunione con esso. Giustamente Ella aggiunge: «Allora i poveri fedeli, di fronte ai loro pastori che si macchiano di tali crimini, e in modo così svergognato, rimangono sbigottiti. Come posso io seguire in nome di Gesù qualcuno che invece opera ciò che Gesù non vuole?»
Eppure poco oltre leggo queste Sue parole: «Chi nega la loro Autorità, in realtà nega la Autorità di chi li ha costituiti. E chi vuole negare la Autorità di chi li ha costituiti deve anche negare la loro autorità. Chi invece resta sottomesso alla autorità dei ministri costituiti in autorità da Gesù, pur non rendendosi complice dei loro errori, obbedisce alla Autorità di Gesù, che li ha costituiti». Questa proposizione è chiaramente erronea, poiché legando indissolubilmente l’autorità prima e originaria di Dio all’autorità derivata e vicaria della persona, ne inferisce una sorta di vincolo indefettibile, vincolo che invece viene meno proprio nel momento in cui colui che esercita l’autorità in nome di Dio di fatto la perverte, ne stravolge il fine sovvertendolo. Direi anzi che è proprio perché si deve avere in massimo onore l’autorità di Dio che essa non può essere disattesa con l’obbedire a chi è per sua natura sottoposto alla medesima divina autorità. Per questo San Pietro (At 5, 29) ci esorta ad obbedire a Dio piuttosto che agli uomini: l’autorità terrena, sia essa temporale o spirituale, è sempre sottoposta all’autorità di Dio. Non è possibile pensare che – per una ragione che pare quasi dettata da un burocrate – il Signore abbia voluto lasciare la Sua Chiesa in balìa di tiranni, quasi preferendo la loro legittimazione proceduralmente legale allo scopo per il quale Egli li ha posti a pascere il Suo gregge.
Certo, la soluzione della disobbedienza pare più facilmente applicabile ai Prelati che non al Papa, dal momento che quelli possono essere giudicati e deposti dal Papa, mentre questi non può esser deposto da alcuno in terra. Ma se è umanamente incredibile e doloroso dover riconoscere che un Papa possa essere malvagio, questo non consente di negare l’evidenza e non impone di consegnarsi passivamente all’abuso del potere che egli esercita in nome di Dio ma contro di Lui. E se nessuno vorrà assalire i Sacri Palazzi per scacciarne l’indegno ospite, si possono altresì esercitare forme legittime e proporzionate di vera e propria opposizione, ivi comprese le pressioni a che si dimetta e abbandoni l’ufficio. È proprio per difendere il Papato e la sacra Autorità che esso riceve dal Sommo ed Eterno Sacerdote che occorre allontanarne chi lo umilia, lo demolisce e ne abusa. Oserei dire, per completezza, che anche la rinunzia arbitraria all’esercizio dell’autorità sacra del Romano Pontefice rappresenta un gravissimo vulnus al Papato, e di questo dobbiamo considerare responsabile più Benedetto XVI che Bergoglio.
Ella accenna poi a ciò che il Prelato tirannico dovrebbe pensare della propria autorità: «un ministro di Dio […] dovrebbe anzitutto negare la propria autorità di apostolo, ovvero inviato di Gesù. Dovrebbe riconoscere di non voler seguire Gesù, e andarsene. In tal modo il problema sarebbe risolto». Ma Ella, caro Sacerdote, pretende che l’iniquo agisca come una persona onesta e timorata di Dio, mentre proprio perché malvagio costui abuserà senza alcuna coerenza e senza alcuno scrupolo di un potere che egli sa benissimo di avere dolosamente conquistato per demolirlo. Poiché è nell’essenza stessa della tirannide, in quanto perversione dell’autorità giusta e buona, non solo il suo esercitarsi in modo perverso, ma anche il voler gettare discredito e repulsione sull’autorità di cui essa è grottesca contraffazione. Gli orrori compiuti da Bergoglio in questi anni non solo rappresentano un indecoroso abuso dell’autorità papale, ma hanno come immediata conseguenza lo scandalo dei buoni nei suoi confronti, perché rende invisa e odiosa, con la parodia del Papato, anche il Papato in sé stesso, pregiudicando irrimediabilmente l’immagine e il prestigio di cui godeva sinora la Chiesa, pur già afflitta da decenni di ideologia modernista.
Ella scrive: «Pertanto, a nessuno è lecito obbedire a ordini ingiusti o malvagi, illegittimi, o fare qualunque male col pretesto dell’obbedienza. Ma nemmeno ad alcuno è permesso negare l’autorità del Papa perché costui la esercita in modo malvagio, andando fuori dalla Chiesa costituita da Gesù sulla roccia dell’Apostolo Pietro». Qui l’espressione «negare l’autorità» andrebbe distinta tra il negare che Bergoglio abbia un’autorità in quanto Papa e viceversa negare che Bergoglio, in questo specifico ordine che imparte al fedele, abbia il diritto di essere obbedito quando l’ordine è in conflitto con l’autorità del Papa. Nessuno obbedirebbe a Bergoglio se costui parlasse a titolo personale o fosse un impiegato del catasto, ma il fatto che da Papa insegni dottrine eterodosse o dia scandalo ai semplici con affermazioni provocatorie, rende di estrema gravità la sua colpa, perché chi lo ascolta crede di ascoltare la voce del Buon Pastore. La responsabilità morale di chi comanda è incommensurabilmente maggiore di quella che ha il suddito che deve decidere se obbedirgli o meno. Di questo il Signore chiederà conto inflessibilmente, per le conseguenze che il bene o il male compiuto dal superiore comporta sui sottoposti, anche in termini di buono o cattivo esempio.
A ben vedere è proprio per difendere la Comunione gerarchica con il Romano Pontefice che occorre disobbedirgli, denunciare i suoi errori e chiedergli di dimettersi. E pregare Iddio che lo chiami a Sé il prima possibile, se da questo può derivarne un bene per la Chiesa.
L’inganno, il colossale inganno del quale ho scritto in più occasioni, consiste nel costringere i buoni – chiamiamoli così per brevità – a rimanere imprigionati in norme e leggi che viceversa i cattivi usano in fraudem legis. È come se costoro avessero compreso la nostra debolezza: l’essere cioè noi, pur con tutti i nostri difetti, religiosamente e socialmente orientati al rispetto della legge, all’obbedienza all’autorità, all’onorare la parola data, all’agire con onore e lealtà. Con questa nostra debolezzavirtuosa, essi si garantiscono da noi obbedienza, sottomissione, al massimo rispettosa resistenza e prudente disobbedienza. Sanno che noi – poveri stolti, pensano – vediamo in loro l’autorità di Cristo e a questa facciamo in modo di obbedire anche se sappiamo che quell’azione, ancorché moralmente irrilevante, va in una direzione ben precisa… Così ci hanno imposto la Messa riformata; così ci hanno abituato a sentir cantare le sure del Corano dall’ambone delle nostre cattedrali, e a vederle trasformate in trattorie o dormitori; così ci vogliono presentare come normale l’ammissione delle donne al servizio dell’altare…. Ogni passo compiuto dall’Autorità, dal Concilio in poi, è stato possibile proprio perché obbedivamo ai Sacri Pastori, e pur sembrandoci certe loro decisioni devianti, non potevamo credere che stessero ingannandoci; e forse essi stessi, a loro volta, non si rendevano conto che gli ordini impartiti avessero uno scopo iniquo. Oggi, seguendo il fil rouge che unisce l’abolizione degli Ordini Minori all’invenzione delle accolite e delle diaconesse, comprendiamo che chi riformò la Settimana Santa sotto Pio XII aveva già sotto gli occhi il Novus Ordo e le sue atroci declinazioni odierne. L’abbraccio di Paolo VI con il Patriarca Atenagora suscitò in noi speranze di vera ecumène, perché non avevamo capito – come invece avevano denunciato alcuni – che quel gesto doveva preparare il pantheon di Assisi, l’osceno idolo della pachamama e, a breve, il sabba di Astana.
Nessuno di noi vuole comprendere che questa empasse si rompe semplicemente non assecondandola: dobbiamo rifiutare di confrontarci a duello con un avversario che detta le regole a cui solo noi dobbiamo sottostare, lasciando se stesso libero di infrangerle. Ignorarlo. La nostra obbedienza non ha nulla a che vedere né col servilismo pavido, né con l’insubordinazione; al contrario, essa ci consente di sospendere qualsiasi giudizio su chi sia o non sia Papa, continuando a comportarci come buoni Cattolici anche se il Papa ci deride, ci disprezza o ci scomunica. Perché il paradosso non risiede nella disobbedienza dei buoni all’autorità del Papa, ma nell’assurdità di dover disobbedire a una persona che è allo stesso tempo Papa ed eresiarca, Atanasio e Ario, luce de jure e tenebra de facto. Il paradosso è che per rimanere in Comunione con la Sede Apostolica dobbiamo separarci da colui che dovrebbe rappresentarla, e vederci burocraticamente scomunicati da chi è in stato oggettivo di scisma con se stesso. Il precetto evangelico di «Non giudicare» non deve intendersi nel senso di astenersi dalla formulazione di un giudizio morale, ma dalla condanna della persona, altrimenti saremmo incapaci di porre atti morali. Certo non sta al singolo separare il grano dalla zizzania, ma nessuno deve chiamare zizzania il grano, né grano la zizzania. E chi è insignito dell’Ordine Sacro, tanto più se nella pienezza del Sacerdozio, ha non solo il diritto, ma il dovere di additare i seminatori di zizzania, i lupi rapaci e i falsi profeti. Poiché anche in quel caso vi è, assieme alla partecipazione al Sacerdozio di Cristo, anche la partecipazione alla Sua regale Autorità.
Quello di cui non ci accorgiamo, tanto in ambito politico e sociale quanto in ambito ecclesiastico, è che la nostra accettazione iniziale di un presunto diritto del nostro avversario a compiere il male, basata su un erroneo concetto di libertà (morale, dottrinale, religiosa), ora si sta mutando in una forzata tolleranza del bene mentre il peccato e il vizio sono diventati la norma. Quello che ieri era ammesso come nostro gesto di indulgenza oggi pretende piena legittimità, e ci confina ai margini della società come minoranza in via di estinzione. A breve, coerentemente con l’ideologia anticristica che sovrintende a questo inesorabile mutamento di valori e principi, verrà proibita la virtù e condannato chi la pratica, in nome di un’intolleranza verso il Bene additato come divisivo, integralista, fanatico. La nostra tolleranza verso chi, oggi, si fa promotore delle istanze del Nuovo Ordine Mondiale e della sua assimilazione nel corpo ecclesiale condurrà infallibilmente all’instaurazione del regno dell’Anticristo, in cui i Cattolici fedeli saranno perseguitati come nemici pubblici, esattamente come in epoche cristiane erano considerati nemici pubblici gli eretici. Insomma, il nemico ha copiato, capovolgendolo e pervertendolo, il sistema di protezione della società realizzato dalla Chiesa nelle nazioni cattoliche.
Credo, caro reverendo, che le Sue osservazioni sulla crisi dell’autorità saranno presto da integrare, almeno a giudicare dalla velocità con cui Bergoglio e la sua corte assestano i loro colpi alla Chiesa. Da parte mia, prego che il Signore faccia venire alla luce la verità sinora nascosta, consentendoci di riconoscere il Vicario di Cristo in terra non tanto per la veste che indossa, quanto per le parole che escono dalla sua bocca e per l’esempio delle sue opere.
Riceva la mia Benedizione, mentre con fiducia mi affido alla Sua preghiera.
+ Carlo Maria, Arcivescovo
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