Ora entrano in gioco i co-attori come dice von Balthasar. Ecco la pericope. Scoppia una guerra nel cielo.
7 Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli,
8 ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo.
9 Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli.
10Allora udii una gran voce nel cielo che diceva: “Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, poiché è stato precipitato l’accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte.
11Ma essi lo hanno vinto per mezzo del sangue dell’Agnello e grazie alla testimonianza del loro martirio; poiché hanno disprezzato la vita fino a morire.
12 (INNO) Esultate, dunque, o cieli, e voi che abitate in essi. Ma guai a voi, terra e mare, perché il diavolo è precipitato sopra di voi pieno di grande furore, sapendo che gli resta poco tempo”.
13Or quando il drago si vide precipitato sulla terra, si avventò contro la donna che aveva partorito il figlio maschio.
14Ma furono date alla donna le due ali della grande aquila, per volare nel deserto verso il rifugio preparato per lei per esservi nutrita per un tempo, due tempi e la metà di un tempo lontano dal serpente. 15Allora il serpente vomitò dalla sua bocca come un fiume d’acqua dietro alla donna, per farla travolgere dalle sue acque.
16Ma la terra venne in soccorso alla donna, aprendo una voragine e inghiottendo il fiume che il drago aveva vomitato dalla propria bocca. 17Allora il drago si infuriò contro la donna e se ne andò a far guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù. 18E si fermò (il drago) sulla spiaggia del mare.
Si tratta di un testo con una forte tensione narrativa. C’e’ una guerra con diversi colpi di scena. Il drago diventa poi serpente antico che seduce la donna (Eva), diavolo. Poi c’e’ uno stacco.
I versetti 12:10-12 contengono un inno. Secondo alcuni potrebbero essere gli inni della chiesa ai suoi inizi.
Biguzzi nel suo commento all’Apocalisse parla di una sorta di “cartone animato“. C’e’ qualche incongruenza. La donna vestita di sole prima e’ nel cielo e poi appare sulla terra.
Al versetto 17 c’e’ il “coup de teatre”: il Diavolo (o Drago o serpente) ha perduto il suo duello con Michele.
I demoni sono organizzati e specializzati (ciascuno specializzato a corrompere gli uomini nei diversi vizi capitali).
Michele getta lucifero e gli altri demoni sulla terra. Quindi sulla terra costoro operano contro l’uomo. Paolo (Efesini 6) parla di questo: “armatevi per poter resistere alle tentazioni del diavolo”. La nostra battaglia e’ contro i principati e le potesta’ demoniaci, gli spiriti del male che abitano le regioni celesti. Di cosa si tratta? Chi sono gli spiriti dell’aria?
L’Apocalisse non si puo’ capire senza gli inni. Mentre c’e’ la battaglia tra il beno e il male, ecco Giovanni inserisce un inno! E’ una liturgia che che si svolge nella storia (von Balthasar). Chi canta l’inno? Qui non viene detto. Si puo’ presumere che quindi sia il corteo dei salvati in cielo e in terra.
von Balthasar: perche’ tutto questo potere al demonio da parte di Dio?
Dopo l’inno la conclusione.
Quando il drago si vide precipitato si avvento’ sulla donna (comincio’ a perseguitare la donna). Michele e’ molto importante nella chiesa (“defende nos in proelio”). Il deserto e’ per mettere alla prova Israele.
Don Divo Barsotti: il fiume indica il male che cerca di sopraffare l’uomo.
Isaia 40:31 la donna confida in Dio e ha percio’ “ali come aquila” (ma non significa affatto che sia in cielo). E’ lo stesso linguaggio biblico!
C’e’ la contrapposizione tra l’ira dell’Agnello e l’ira (effimera) del Drago.
I tempi sono quelli indicati nella bibbia: 3 anni e 1/2. Ma Dio e’ con noi!
Sempre più, nei dibattiti sui social, emerge la compattezza del mondo sedevacantista che è ormai trasversalmente alleato e che offre, come soluzione inverosimile alla crisi profonda in cui è precipitata la Chiesa, l’idea che la sede di Pietro sia vuota dai tempi di Giovanni XXIII, in ragione dell’onta modernista, e che l’ultimo papa a salvarsi dalla stretta delle loro argomentazioni (forse appena in tempo) è Pio XII. È una posizione inverosimile, anzitutto perché, in questo modo, la Chiesa sarebbe priva del papa da più di cinquant’anni, e poi perché è un percorso ad imbuto, nel senso che la soluzione che essi si attendono è quella di un intervento diretto di Dio, senza la collaborazione umana, rasentando così le aspettative millenariste. Una domanda imbarazzante alla quale nessun sedevacantista è in grado di rispondere è la seguente: quanto dovrà durare, dunque, la sede vacante? Quello sedevacantista è un modo spiccio, sbrigativo, sebbene rivestito di eleganza concettuale, che serve non a risolvere la crisi della Chiesa, ma ad acuirla.Generalmente il mondo sedevacantista è caratterizzato da una certa cupa e angosciosa maniera di rapportarsi. I più insigni rappresentanti di tale galassia sono sempre seriosi e non riescono ad accennare mai ad un sorriso, fermi nella loro convinzione, paladini di una lettura inverosimile, perciò poco disponibili ad un vero confronto, e generalmente col piglio del pensiero aristocratico. Si intravede abbastanza chiaramente in essi la supponenza ideologica. Può sembrare un dettaglio banale e invece è la chiave di lettura. Il loro disappunto nei confronti di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che rasenta sovente il disprezzo, è l’esito da cui noi ci dissociamo. Le recenti esternazioni di monsignor Viganò – il cui pensiero, per quanto mi riguarda, rimane ancora non del tutto chiaro – sembrano rincuorare i sedevacantisti, nel senso che il presule pare prestare il fianco all’idea che la Chiesa sia priva del papa dal tempo del Concilio Vaticano II. Un dato di fatto è che Viganò non cita mai Benedetto XVI. Sembra che egli condivida sempre di più l’idea che i papi del post Concilio siano invalidi.L’arcipelago tradizionalista si sta sempre più rivelando. Togliendo la maschera ipocrita (del non detto ma del pensato), e incoraggiato dalle esternazioni di Viganò, mostra di gradire la deriva sedevacantista, con un liberatorio j’accuse nei confronti di Wojtyla e Ratzinger, entrambi considerati modernisti. La panacea, cioè il rimedio per tutti i mali della Chiesa, è di condannare interamente il Concilio Vaticano II, e voltare pagina. Così i contestatori legittimi delle aporie conciliari – come per primo le ha sottolineate monsignor Lefebvre – si trovano a proprio agio con quanti, indipendentemente dalla questione sul Concilio, che per essi non è neppure esistito, dichiarano la sede petrina vacante da più di cinquant’anni. È piuttosto singolare, nel frattempo, la posizione del mondo lefebvriano che, mentre condivide la critica al Concilio, riconosce però tutti i papi postconciliari, persino lo stesso Bergoglio.La posizione giusta e legittima è che il Concilio va corretto, non eliminato, poiché Giovanni XXIII è stato un papa valido e l’assise conciliare, pur nelle infiltrazioni massoniche, rimane un avvenimento ecclesiale ineludibile. D’altra parte, non è il sospetto dei sedevacantisti – per quanto si può comprendere il loro impegno a combattere le derive moderniste – a stabilire la validità dei papi. Si può approdare a tesi persino estreme e difficili da comprendere, come quella di Cassiciacum che approda al cosiddetto sedeprivazionismo. Secondo questa tesi, la sede di Pietro è vacante a partire dal 7 dicembre 1965, a seguito dell’approvazione della Dichiarazione Conciliare Dignitatis Humanae sulla libertà religiosa, documento assertore di una dottrina già solennemente condannata in passato dal Magistero della Chiesa. Dal 1965 si ritiene quindi che la cattedra di San Pietro sia occupata solo materialmente dagli eletti dei Conclavi convocati. Le persone elette dai Conclavi sarebbero rimaste solo in potenza “papi”, in quanto soggetti umani meramente designati al papato, e quindi, propriamente e in senso stretto, non papi. Si tratta di posizioni estremiste e complesse, che non rendono ragione della limpidezza del vangelo e della promessa di Gesù che avrebbe assistito la sua Chiesa.Noi prendiamo le distanze da queste che ci appaiono sempre di più tesi inaccettabili. È un dato incontestabile che monsignor Lefebvre gettò fuori dalla Fraternità San Pio X le derive sedevacantiste, lui che fu il primo profeta delle derive moderniste. Noi riconosciamo come validi i papi fino a Benedetto XVI. E’ vero, i papi del post Concilio hanno compiuto degli errori, non tuttavia in modo manifesto e costante e neppure intenzionale come Bergoglio. Le interferenze moderniste nei pontificati postconciliari vanno interpretate alla luce di Fatima, laddove la Santa Vergine annunciava a suor Lucia che, non prestando ascolto ai suoi materni appelli, la gerarchia cattolica, anche quella suprema, avrebbe conosciuto lo smarrimento e la confusione, e ciò prima dell’avvento della falsa chiesa.Noi lottiamo piuttosto per portare in luce i molteplici indizi per i quali il cardinale Bergoglio non è papa. È questo il vero fronte dove appostarsi. La battaglia in difesa del sano magistero ci appartiene, e certo non saranno i sospetti dei pensatori tradizionalisti e sedevacantisti nei nostri confronti a impensierirci. È il 13 marzo 2013 il vero avvio della stagione dell’impostura, quello cioè dell’elezione di un falso papa, mentre è ancora regnante Benedetto XVI. Certo, il 1962-65 ha avviato il tempo delle grandi prove. Ma è dal 2013 che assistiamo non al sedevacantismo (poiché Benedetto XVI è ancora il papa), ma alla presa di possesso, da parte di satana, del trono petrino e all’avvio ufficiale di una falsa chiesa. È con lo sguardo soprannaturale, e non semplicemente con l’approccio simil-ideologico dei sedevacantisti, che occorre interpretare la crisi attuale della Chiesa. La nostra posizione resta chiara, limpida, e rende ragione – rispetto alla nebulosità aristocratica del sedevacantismo – del terzo segreto di Fatima e delle varie profezie. Padre Pio ha riconosciuto i papi del post Concilio, ma è una questione sottaciuta dai maestri del pensiero sedevacantista. Lo stesso padre Pio ha potuto dire ad un giovane don Amorth: “sai, Gabriele? È Satana che si è introdotto nel seno della Chiesa e, in poco tempo, verrà a governare una falsa Chiesa”. Questa profezia sconfessa il sedevacantismo, poiché è stata pronunciata nel 1960, quando Giovanni XXIII era già regnante. Padre Pio non avrebbe mai prestato obbedienza ad un papa falso. Ci sono questi modernisti che rischiano di considerare anche padre Pio un innovatore conciliare. Il sedevacantismo è destinato all’autoconsunzione. Il cattolicesimo autentico è quello che, consapevole delle correnti moderniste, dovute a diversi errori posti dai documenti del Concilio, e soprattutto ad un’interpretazione di essi, sotto la regia di Karl Rahner, riconosce gli sforzi compiuti dai papi recenti per arginare l’eresia, e lotta perché, rimanendo legati a Benedetto XVI, papa regnante, la Chiesa ne esca presto fuori, liberando il trono di Pietro che non è vacante, ma occupato invalidamente.Ciò è soprattutto compito della Santa Vergine, che a Fatima ha promesso la vittoria del suo Cuore Immacolato.
I fedeli che stanno qui a Palermo possono testimoniarlo. Avevo detto loro, qualche settimana fa che, una volta liquidato Trump, e dopo che si è finalmente creato l’asse Biden-Bergoglio, ci si sarebbe mossi contro l’altro baluardo antiglobalista e marcatamente sovranista che sta a est, cioè Putin, il quale in Russia ha la colpa di aver creato un sistema statale post-comunista, in grado di riallacciare i rapporti con la Chiesa ortodossa, e di sconfessare, in ragione di un acceso patriottismo, la direzione assunta dai poteri mondiali. E così è stato, con la mia stessa sorpresa. Nei giorni scorsi, infatti, le piazze russe si sono riempite, con una sincronia perfetta da parte della regia del potere unico mondiale, di oppositori a Putin. Le scene che nei mesi scorsi abbiamo visto nelle città americane, gestite dai media che hanno preso di mira il sovranista Trump, sono ora ripetute, con un copione identico, nelle città russe, soprattutto Mosca. Il pretesto è la censura di regime e l’eroe di turno è un tale Navalny che passa come oppositore di Putin, il temibile tiranno dell’Est, quale collega dell’altro temibile tiranno dell’Ovest, l’ormai deposto Trump.E così la macchina da guerra si è ora concentrata su Putin, e ne vedremo delle belle. Sarà una telenovela mondiale in cui il capo di stato russo dovrà passare, agli occhi della collettività drogata dai media, come un nemico della democrazia. Non so quale esito potrà avere l’attacco del sistema globalista nei confronti di Putin che, secondo me, ha molte più chances di Trump per svelare la vera natura del sistema mondiale democratico. Si stanno sciupando, in queste ore, le solite espressioni, da parte dell’Unione Europea e delle cancellerie allineate, di vicinanza al popolo russo, di sdegno per la censura politica, proprio da parte dei lorsignori che da queste parti imbavagliano chiunque non si allinei al pensiero unico e alla dittatura del relativismo.
Quello che stiamo vivendo va compreso fino in fondo. Perché questa è l’ora decisiva per l’umanità, nella quale si gioca la partita finale tra i figli delle tenebre e i figli della luce. Benedetto XVI resta l’unico punto di riferimento.La storia umana è realmente un testo sacro da leggere, vi si scorge la provvidenza divina. Mosca, che ieri era centro del potere ateo e materialista (con quell’utopia bolscevica e rivoluzionaria che ha prodotto milioni di morti), è oggi un baluardo della fede molto più che Roma. Mentre nella città eterna, governata da un falso papa, piazza San Pietro è vuota e le chiese deserte, a Mosca le chiese e i santuari, ma anche i monasteri storici, straripano di fedeli. Mentre in Europa regna il peggior regime relativista, a Mosca cresce la fede dei cristiani e la devozione. Ovviamente – è opportuno sottolinearlo – non sono un politologo, e meno male! Scrivo da teologo e uomo di fede. Perciò potrei non azzeccarci. A Fatima tuttavia la Santa Vergine, dall’estremo lembo occidentale europeo, proprio nel 1917 (quando il Cremlino diveniva la roccaforte del potere rosso), volgeva lo sguardo proprio verso Mosca, e quella regione del mondo che fino a ieri sembrava aver archiviato per sempre la questione su Dio, vive oggi del binomio patria-Dio, mentre l’Occidente, impaurito ma pieno di sé, vive la peggior stagione dal dopoguerra.Mosca potrebbe ora diventare il “centro” della fede autentica in Gesù Cristo. Non so…Certo, non ignoro che la Santa Vergine ha chiesto la consacrazione della Russia al suo Cuore Immacolato. C’è chi sostiene che sia stata effettuata da Giovanni Paolo II nel 1984, c’è chi sostiene che invece è ancora da farsi.In ogni caso, mentre i media lentamente indirizzano le bocche dei cannoni verso Putin, nuovo e più temibile avversario del NWO, quanti (purtroppo non tanti) hanno chiara la strategia nemica, impugnano il rosario, come i moscoviti si inchinano dinanzi alle sacre icone. La fede è ciò che vince il mondo. La storia è piena di questa verità, e la Madonna del Rosario ha ancora da dire la sua ultima parola, quella della vittoria. Proprio dalle parti dell’est, in Polonia, il sindacato Solidarnosc ha trionfato su un granitico sistema comunista, impugnando il rosario ed esibendo la Madonna Nera. E non è storia lontana nel tempo.
La questione del sacerdozio femminile e’ stata posta dalla chiesa cattolica tedesca. Si tratta di eventi quasi (e sottolineiamo quasi) imprevedibili sino a qualche decennio or sono.
La questione del “dopo Bergoglio” va posta. In quanto eventi di questo genere sono purtroppo prevedibili. Si tratta di un movimento femminile presente in Germania.
Esempi:
1) Padre John Lingarts nel 1998 ha abbandonato il sacerdozio in segno di protesta al rifiuto, con “sentenza definitiva” (1994), da parte di Giovanni Paolo II ad ammettere le donne al sacerdozio. La pretesa e’ la parita tra uomo e donna nei Vangeli.
2) Vicenda delle dimissioni del Card. Barberin (Lione) per molestie sessuali da parte di un sacerdote. Una suora francese, esperta biblista, si era auto-candidata come arcivescova (in presenza di un divieto esplicito del diritto canonico). Alle donne non spetta l’accesso all’ordine sacro.
3) La vicenda del nuovo presidente della Conferenza Episcopale tedesca, Mons. Bertzing. Il quale si e’ posto come obbiettivo il raggiungimento del sacerdozio femminile nella chiesa cattolica.
4) Ci sono gruppi diffusi (Germania, America Latina, UK) che vorrebbero indire un nuovo concilio “in fedelta al Vangelo”. Il motto e’ quello che cosi “finalmente potranno accedere al sacerdozio femminile“. Ma si tratta puramente di un pregiudizio ideologico sessantottino e femminista.
Su quali elementi poggerebbe dunque la richiesta del sacerdozio femminile? Sulla negazione dell’insegnamento di Gesu’ Cristo e su una falsa interpretazione delle sue parole e del suo pensiero (“Gesu’ sarebbe stato condizionato psicologicamente dalle donne“(sic!)).
Tra i luterani esiste il sacerdozio femminile (anche a livello di vescovo).
Occorre osservare che le diaconesse dei primi secoli non rivestivano alcun ministero ordinato.
La teologia femminista sessantottina (Shussler, di fatto neoariana) che vuole le donne all’altare pretende che ci sia una sorta di “esclusione basata sul sesso” da parte del clero maschile cattolico.
Come ha risposto finora la chiesa?
La sentenza definitiva di Giovanni Paolo II (1994). Sentenza ribadita nel 2018 (dal Card. La Daria, responsabile Congregazione della Dottrina della Fede). Si tratta della decisione normativa di Gesu’ Cristo che ha nominato sacerdoti i dodici apostoli. Il non accesso delle donne al sacerdozio fa parte del Depositum Fidei. Cita il Concilio di Trento, secondo il quale la chiesa non ha la capacita’ cambiare la sostanza. Si tratta di una questione dottrinale. Il Card. La Daria afferma inoltre che l’infallibilita’ del papa riguarda anche l’insegnamento ordinario e non soltanto “ex cathedra“. Nel momento in cui viene negato questo principio del Depositum Fidei si compie una vera e propria apostasia, ovvero uno scisma dalla chiesa cattolica.
Adriana Valerio, docente di storia della teologia, sostiene la “parita di genere“. L’dea e’ quella di distruggere la figura di Maria Vergine (“Maria di Nazareth“, Ed. il Mulino). Vito Manculo e’ un altro esponente che ritiene Bergoglio abbia fallito.
In conclusione il Depositum Fidei e’ fondativo e non puo’ essere violato!
Anna Katharina Emmerick, delle Canonichesse Regolari di sant’Agostino, nata a Coesfeld (Renania) l’8 settembre 1774 e morta a Dülmen (ibidem) 9 febbraio 1824, fu beneficiata dal dono delle stimmate e dal dono delle visioni. Queste visioni riguardanti la vita di Gesù e Maria, in modo particolare la Passione, furono raccolte per iscritto dallo poeta romantico Clemens Brentano (1778-1842).
A proposito dell’opera del Brentano, quando la Emmerick fu beatificata nel 2004, si espresse nei termini seguenti il Cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi:
«La beata ci ha lasciato di sicuro solo tre lettere. Gli altri scritti, che le vengono erroneamente attribuiti, hanno diversa origine: Le “visioni’” della Passione di Cristo furono annotate, rielaborate con grande libertà e senza alcun controllo, dallo scrittore tedesco Clemens Brentano e vennero pubblicate nel 1833 con il titolo L’acerba passione di nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. […] Pertanto, le opere in discussione non possono considerarsi né scritte né dettate dalla Emmerick e neppure autentiche trascrizioni delle sue affermazioni e delle sue narrazioni, ma un’opera letteraria del Brentano e con tali ampliamenti e manipolazioni che è impossibile stabilire quale sia il nucleo vero e proprio da potersi attribuire alla beata. Ne consegue che gli scritti in questione non sono lo specchio verace del pensiero e delle esperienze mistiche della monaca agostiniana. Le singole affermazioni, sia quelle che esprimono una sana religiosità, sia quelle che presentano stranezze e sentimenti antisemiti, sono scaturite dalla creatività e dalla fantasia artistica del Brentano» [1]
Al netto delle reali problematicità che presenta la messa per iscritto delle estasi della santa monaca, va notato che queste affermazioni del Prelato furono dettate da una urgenza (invero ricorrente) cioè rispondere (o meglio corrispondere) alle solite rimostranze del Giudaismo internazionale. Si sa che, come ci insegna la parabola evangelica, i “fratelli maggiori” hanno da ridire su tutto … Così, il riferire la crudeltà che i Giudei riversarono su Gesù Cristo durante la Passione; il sostenere che essi siano, fra gli altri, i suoi uccisori materiali; il ribadire il ripudio della Sinagoga deicida – tutte cose rivelate nei Vangeli e insegnate dalla Chiesa – vengono subito rubricati come antisemitismo [teoria razziale condannata dalla Santa Sede ben prima del Vaticano II (qui)]. E pure i Vangeli e la Tradizione sono essi stessi antisemiti … E i modernisti pure in questo corrispondono alle istanze suddetti “fratelli maggiori”. Infatti, prima li hanno scagionati dalla accusa di deicidio [2] con Nostra Aetate e poi via via omaggiati con visite a sinagoghe e a Muri del pianto fino ad affermarne, come ha recentemente fatto Ratzinger (qui). la esclusione dalla missione evangelizzatrice. Rimane comunque il fatto che – limitandoci alla sola Sacra Scrittura senza scandagliare la Tradizione – il Nuovo Testamento testimonii non già un clima dialogante fra Gesù (e i cristiani poi) e gli Ebrei del tempo. Anzi tutt’altro. Se Nostro Signore accusava i rabbini farisei di essere “ipocriti … serpenti, razza di vipere” [3] e “sepolcri imbiancati” [4], li figurava come vignaiuoli omicidi [5], e li apostrofava come figli del Diavolo [6] ; san Pietro li accuserò di essere omicidi del Cristo [7], san Paolo li chiamerà “cani, mutilati” [8] e san Giovanni “Sinagoga di Satana” [9]. Ma anche a questo c’è rimedio …
«I Vangeli sono il frutto di un lavoro redazionale lungo e complesso. […] Non è quindi escluso che alcuni riferimenti ostili o poco favorevoli agli ebrei abbiano come contesto storico i conflitti tra la chiesa nascente e la comunità ebraica. Alcune polemiche riflettono le condizioni dei rapporti tra ebrei e cristiani, che, cronologicamente, sono motto posteriori a Gesù. Questa constatazione resta fondamentale se si vuole cogliere per i cristiani di oggi il senso di alcuni testi dei Vangeli» [10].
Detto “in soldoni” i Vangeli, quelli che noi leggiamo e a cui crediamo “per autorità della Chiesa Cattolica” (Sant’Agostino), sono falsi, zeppi di interpolazioni fatte da chissà chi e chissà quando, ascrivibili soltanto per modo di dire a quei quattro signori corrispondenti al nome di Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Del resto ci ha insegnato qualche anno fa Arturo Sosa Abascal, Generale dei Gesuiti, che “non c’erano i registratori al tempo” … quindi non sappiamo se veramente Gesù abbia detto quelle parole tanto forti, poco ecumeniche e così piene di mentalità dogmatica. Sappiamo però che non le ha pronunziate. Le solite contraddizioni dello scetticismo … E per inverare ancora una volta il detto “La Rivoluzione divora i suoi figli” tutto questo trionfo di agnosticismo giudaizzante che fa strage del dogma di fede secondo cui l’autore delle Scritture è Dio, il quale non può rivelarci cose errate (la dottrina della inerranza biblica), finisce per rottamare anche la travagliatissima sentenza della Dei Verbum del Concilio Vaticano II:
«La Chiesa ha sempre e in ogni luogo ritenuto e ritiene che i quattro Vangeli sono di origine apostolica. Infatti, ciò che gli apostoli per mandato di Cristo predicarono, in seguito, per ispirazione dello Spirito Santo, fu dagli stessi e da uomini della loro cerchia tramandato in scritti che sono il fondamento della fede, cioè l’Evangelo quadriforme secondo Matteo, Marco, Luca e Giovanni. La santa madre Chiesa ha ritenuto e ritiene con fermezza e con la più grande costanza che i quattro suindicati Vangeli, di cui afferma senza esitazione la storicità, trasmettono fedelmente quanto Gesù Figlio di Dio, durante la sua vita tra gli uomini, effettivamente operò e insegnò per la loro eterna salvezza, fino al giorno in cui fu assunto in cielo (cfr At 1,1-2). Gli apostoli poi, dopo l’Ascensione del Signore, trasmisero ai loro ascoltatori ciò che egli aveva detto e fatto, con quella più completa intelligenza delle cose, di cui essi, ammaestrati dagli eventi gloriosi di Cristo e illuminati dallo Spirito di verità, godevano. E gli autori sacri scrissero i quattro Vangeli, scegliendo alcune cose tra le molte che erano tramandate a voce o già per iscritto, redigendo un riassunto di altre, o spiegandole con riguardo alla situazione delle Chiese, conservando infine il carattere di predicazione, sempre però in modo tale da riferire su Gesù cose vere e sincere. Essi infatti, attingendo sia ai propri ricordi sia alla testimonianza di coloro i quali “fin dal principio furono testimoni oculari e ministri della parola”, scrissero con l’intenzione di farci conoscere la “verità” (cfr. Lc 1,2-4) degli insegnamenti che abbiamo ricevuto».
Noi, per parte nostra, ci teniamo ben stretti all’insegnamento della Chiesa Romana sulla questione ebraica e ripetiamo con lei l’antico verso: “Credendum est magis soli Mariae veraci, quam Judaeorum turbae fallaci” …. o meglio “quam modernistarum turbae fallaci”.
[1] Osservatore Romano del 7 ottobre 2004. Cit. in 30Giorni dal n.10 – 2004 [2] «Non dobbiamo credere che, morendo il Cristo, sia morta la stessa Deità. Fu soggetta alla morte la natura umana unita al Verbo. Cristo morì in quanto uomo, non certo in quanto era Dio. […] Si affaccia a questo punto una obiezione: se non uccisero la divinità, i Giudei sono colpevoli di un semplice omicidio. Al che rispondo: se qualcuno insudicia intenzionalmente la veste del sovrano, non viene considerato colpevole di reato allo stesso modo che se ne avesse imbrattato la persona? Perciò, sebbene non abbiano ucciso Cristo-Dio, gli autori della morte di Gesù hanno meritato, in base alle loro intenzioni, una gravissima condanna. E poi, come si è detto, il Figlio di Dio, Verbo dell’eterno Padre, incarnandosi s’è reso in qualche modo visibile, leggibile come uno scritto davanti ai nostri occhi. Chi lacerasse un decreto regio, attenta alla stessa maestà regale; e quindi il peccato di quei Giudei è di tentato deicidio» (S. Tommaso, In symbolum Apostolorum) [3] Matth. XXIII, 23-39 [4] Ibidem [5] Matth. XXI ,33-44; Marc. XII,1-11; Luc XX,9-18 [6] Joann. VIII, 42-45. [7] Act. II, 23; III, 12-15; IV, 10. Vedi don Curzio Nitologia, Gli Atti degli Apostoli sfatano i luoghi comuni dei progressisti e dei neopagani sul cristianesimo. [8] Philipp. III, 2. Commenta il padre M.M. Sales op: “Con un giuoco ironico di parole invece di chiamarli περιτομή = circoncisione, li chiama κατατομή = mutilazione, per indicare che erano falsi circoncisi, e che la loro circoncisione non era altro che una vana mutilazione (Cf. Gal. V, 12)” [9] Apoc. II, 9; III, 9. [10] Commissione per il rapporti religiosi con l’Ebraismo, Sussidi per una corretta presentazione degli Ebrei ed Ebraismo nella predicazione e nella catechesi della Chiesa Cattolica, 24 giugno 1986.
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[QUESTIONE EBRAICA] Piergiorgio Seveso introduce ‘Pensieri teologicamente scorretti” di P. Vassallo
Chiesa e giudaismo, prima e dopo il Concilio Vaticano II
(la preghiera di San Bernardo, della conversione di Alfonse)
Memoráre, o piíssima Virgo María, non esse audìtum a sǽculo, quémquam ad tua curréntem præsìdia, tua implorántem auxìlia, tua peténtem suffrágia, esse derelíctum.Ego tali animátus confidéntia, ad te, Virgo Vìrginum, Màter, curro, ad te vénio, còram te gémens peccàtor assisto.Noli, Màter Verbi, verba mea despícere; sed áudi propìtia et exáudi. Amen.
2 “Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. 2 Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3 Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino»(1). 4 E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». 5 La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà».
6 Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. 7 E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le giare»; e le riempirono fino all’orlo. 8 Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono. 9 E come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l’acqua), chiamò lo sposo 10 e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un pò brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono». 11 Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.”
Qual’e’ il significato del brano?
Giovanni vuole dare un messaggio preciso. Si tratta del primo dei sette miracoli (semeion=segni) Gesu Cristo.
L’aggancio e’ con il Prologo di Gv “..la legge fu data per mezzo di Mose’, la grazia e la verita vennero a noi per mezzo di Gesu Cristo.“
Le nozze nelle famiglie palestinesi piu’ ricche duravano 7 giorni! L’organizzazione veniva affidato all’arcitriclino (il direttore di cerimonia, maestro di tavola, il maitre). La frase «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un pò brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono» rappresenta il commento di un fariseo (si tratta di un rimprovero!).
“Tre giorni dopo..” si riferisce al giorno della promulgazione della Legge sul Sinai (teofania di Dio).
Le nozze rappresentano il rapporto tra Dio e Israele (tema teofanico che riguarda l’Alleanza di Dio). Cana e’ forse una collocazione simbolica (non un luogo reale?). C’e’ il ruolo centrale di Maria come regina! Lei fu invitata e lei invito’ a sua volta anche Gesu’ e gli discepoli!
Cosa rappresenta il vino? Il vino rappresenta l’amore tra gli sposi!
Non hanno piu’ vino! Se ne accorge la Madonna!
Maria e’ la nuova Eva: e’ Maria che permette che la festa vada avanti!
Maria e’ la corredentrice, la mediatrice di tutte le grazie!
La donna non ama la platea (quanto e’ vero!), la donna custodisce l’uomo! La donna e’ creata per avere l’occhio attento (2).
Maria (“Ezer”), con il suo sussurro, e’ la nuova Eva che salva l’uomo (non e’ come Eva la “causa perditionis” ma “causa salutis”!).
Maria si accorge quando noi stiamo male! Lei e’ nostra mediatrice!
Prende a cuore la causa nostra, e’ lei la corredentrice e mediatrice! Come mai Gesu’ dice “donna” per rivolgersi a Maria? Parla da Dio!
La frase “Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora» in greco recita propriamente “Che importa a me e a te donna?“.
Lutero era esclusivo nel suo modo di procedere: quello che gli creava problema era la devozione dei cristiani, specialmente la devozione tradizionale dei mediterranei (i.e., la Sicilia) che fu decisiva per la conversione del futuro cardinale Henry Newman!
“Non è ancora giunta la mia ora» invece in greco e’ “non per me ma per te e’ giunta l’ora“! Che significa? E’ Maria che concede la grazia e lei a cui dobbiamo rivolgere la preghiera! Lei ci puo’ soccorrere! Lo dice Gesu’!
Il cambiamento dell’acqua in vino indica il cambiamento dell’Alleanza. Non piu’ l’acqua del Sinai, ma il vino di Cristo!
Le sei giare di pietra erano molto pèsanti (e non potevano essere spostate). Le giare servivano per la purificazione. In totale settecento litri d’acqua che sono diventati vino.
A questo punto l’arcitriclino (che rappresenta la durezza di cuore di fronte alla Nuova Alleanza) interviene con tono di rimprovero.
Anche oggi abbiamo bisogno di vino nuovo! Solo Maria puo’ ottenerci questa grazia!
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(1) vedere il film delle nozze di Cana.
(2) Testo di suor Edith Stein, autrice di un bellissimo libro su Eva,
Siamo nel 1871 a Pontmain un piccolo villaggio della Loira (1).
La sera del 17 gennaio 1871. Eugène Barbedette, un ragazzino di dodici anni, stava aiutando suo padre nel granaio a pestare il ginestrone, usato come foraggio per gli animali; anche suo fratello di dieci anni, Joseph, si trovava lì con loro. Eugène uscì fuori per vedere che tempo faceva e avrebbe visto al di sopra della casa di fronte una splendida signora con un vestito ornato di stelle, che gli avrebbe sorriso stendendo le braccia come per abbracciarlo. Eugène corse dal padre a raccontargli della signora; in breve tempo la voce della visione dei due bambini si diffuse per il piccolissimo villaggio e tutta la gente accorse al granaio. Altre due bambine (Jeanne-Marie Lebossé di nove anni e Françoise Richer di undici anni) avrebbero visto la bella signora. Giunsero anche il parrocoMichel Guérin e le suore che gestivano la parrocchia che, senza giudicare o commentare, invitarono la gente a pregare; l’apparizione si sarebbe svolta nel giro di tre ore circa, accompagnata dalla preghiera e dai canti degli abitanti del villaggio.
Il racconto prosegue con l’accorrere di tutto villaggio che innalza incessantemente per tutto il resto del giorno canti e preghiere alla Madonna, che prima triste appare poi sorridere al canto del Magnificat pronunciando le parole: “MA PREGATE, MIEI BAMBINI”.
Su invito del parroco tutti cominciarono a cantare le litanie della Madonna e sarebbero apparse le parole: “DIO VI RISPONDERÀ PRESTISSIMO”. Tutte queste parole apparivano sulla medesima riga. Finite le litanie si intonò l’Inviolata e, all’invocazione “O Mater alma Christi carissima”, sarebbero apparse all’inizio di una seconda riga le parole: “MIO FIGLIO”. Dopo la folla intonò la Salve Regina e il messaggio scritto si concluse con le parole: “PERMETTE CHE IL SUO CUORE SI LASCI TOCCARE”.